recensione diStefano Bolognini
Adolescenti samoani e omosessualità
Celebre saggio di antropologia, del 1928, che descrive la crescita degli adolescenti nelle isole della Samoa e ne confronta lo sviluppo con quelli occidentali.
Margaret Mead (1901-1978) scopre che l'età adolescenziale nelle tribù non è vissuta come fase di disagio, rottura e sofferenza e che, al contrario, l'educazione samoana permetta di raggiungere un ottimo equilibrio psicofisico tanto che le nevrosi sembrano presentarsi sulle isole in tassi incidentalmente molto bassi.
Nelle tribù samoane il sesso, prima del matrimonio, non subisce lo stigma sociale ed è considerato semplicemente un'attività piacevole.
Da qui la relativa promiscuità adolescenziale dei giovani samoani, come fase di sperimentazione, che può comprendere anche attività omosessuali e masturbatorie che non sembrano subire la condanna sociale.
Il testo, a p. 57, ad esempio, descrive coppie di giovani amici che praticano l'omosessualità. Tali legami sono fondamentali perché nella struttura sociale samoana gli amici diventeranno, vicendevolmente, portavoce nella ricerca di una partner femminile.
A p. 78, la Mead descrive una coppia gay formata da un individuo che non riscuoteva successo tra le donne ed un giovane che voleva darsi alla politica.
Ancora una parola sull'omosessualità per le tribù samoane è a p. 112. Le pratiche omosessuali sono considerate:
nell'opinione degli indigeni come imitazioni e sostituti delle pratiche eterosessuali"
e sono anche avvantaggiate dalla rigida separazione dei sessi tra gli adolescenti.
Qualche pagina dopo però, a p. 120, la Mead accenna al caso dell'individuo effeminato che passava molto tempo con le ragazze e che tentava di avvicinare per il sesso gli uomini. Costui era considerato con senso di imbarazzo misto a disprezzo. Quasi uno scherzo della natura.
E' probabile che la libera sessualità adolescenziale se non convogliata in un matrimonio divenisse fonte di disprezzo e stigma anche perché per le tribù i figli erano un bene prezioso.
In quella società comunque, a detta della Mead, il sesso è visto come un fine, e non come un mezzo, e questa sembra essere la reale differenza rispetto alla società occidentale, più complessa, che vede, a causa dell'influenza religiosa, il sesso come uno spazio di "produzione" di figli.
Molto interessante un brano del testo che racconta l'educazione sessuale dei bambini, abituati alla nudità, che vengono lasciati osservare liberamente la copula (ma anche la morte e le autopsie, la malattie, il parto) senza che la cosa sia sinonimo di imbarazzo e coperta da divieti.
Vedere fa parte dell'ordine naturale e permette al bambino di crescere (sempre a detta della Mead), senza nevrosi, tabù e paure.