recensione diGiulio Verdi
(Gay) cowboy, take me away
Mentre Maines ha definitivamente abbandonato Nashville e sta per pubblicare il primo album rock da solista, le altre due (le sorelle Martie Maguire ed Emily Robison) sono tornate a imbracciare banjo e violino nel 2010, dopo quattro anni di silenzio.
La violenza subita (pubblico più che dimezzato, minacce di morte e roghi di CD per le strade) era ancora ben viva nella memoria delle sorelle: "Ain't No Son" è la denuncia della furia ingiusta e immotivata di un padre nei confronti del figlio omosessuale. Maguire e Robison scelgono la via meno ovvia per farla emergere: dopo un breve incipit che contiene il timoroso coming out del figlio, il testo della canzone dà voce esclusivamente alla reazione paterna. "Non sei più mio figlio, non sei più il bambino che tenevo sulle ginocchia: sei un mostro. Lo sai che non posso più farmi vedere giù in paese?"
Il pregiudizio, l'ipocrisia e la meschinità vengono a galla senza che ci sia possibilità di dialogo o intervento: è inevitabile pensare a un parallelo tra la vicenda del ragazzo della canzone e quella delle Dixie Chicks in persona -- abbandonate di punto in bianco dai fan, dall'industria e dai colleghi (che hanno cominciato a difenderle con dieci anni di ritardo, e pure con timidezza).