recensione diGiovanni Dall'Orto
Narcisata, La - La controra [1957-1961] - Satira camp della Roma gay della "Dolce vita"
Questi due racconti (originariamente pubblicati, separatamente, sulla rivista "Tempo presente" nel 1959 e 1961), ambientati nella Roma della "dolce vita", sono allo stesso tempo due "pezzi di bravura" di stile, e due giochi di società.
La presenza omosessuale è pervasiva, ma è chiarita solo da rapidi ammiccamenti (chi può - o vuol - capire, capisca), al punto da potere anche passare inosservata.
La struttura appare a tratti vicina a quella del teatrale (specie nel secondo caso, con addirittura qualche rada indicazione scenica).
Il primo racconto, "La narcisata, ovvero, una notte nel demi-monde" (pp. 7-95, datata 1957-1958) è semplicemente la satira spietata d'una serata mondana a Roma, fra attori e attricette, costumisti, sarti, scrittori, artisti, giornalisti e nobili, insomma, tutto il generone romano della dolce vita, descritto con un tono fra il complice e il satirico.
Si tratta palesemente d'un gioco camp, in codice, con personaggi reali nascosti dietro a piccole sciarade (per esempio il giornale "Città notte" qui citato nasconde il quotidiano "Paese sera", e così via), che certo dovevano essere facilmente riconoscibili per i frequentatori di quell'ambiente. (Per un gioco simile, ma privo del bon ton, si vedano La coda del parroco di Cibotto, Turbamento di Bellezza, e tutti i romanzi romani di Giò Stajano).
Fra i personaggi è esplicitamente omosessuale Emilio, un attore toscano (cfr. le pp. 22-25 o 46-47, esilaranti, con le sue opinioni sui maschiacci italiani), ma non è il solo, perché l'autore ci fa sapere che sono presenti anche "narcisi del genere 'il fiore che non colsi - perché il gambo era troppo corto'" (p. 27).
Come il buon Piero, così bravo a trovar marito alle sue amiche, al punto che prima delle nozze li prova anche lui... e già che c'è, lo fa anche dopo (pp. 37-38).
O la Cabiria Goretti, che si fa malmenare dai maschiacchi che rimorchia, e non è decisamente una donna perché scampatala bella e tornata a casa, lo va a raccontare a tutti "prima ancora di farsi la barba" (pp. 40-43).
Insomma, una boutade via l'altra, in un turbine esilarante di macchiette, divertito e divertente.
Il secondo racconto, "La controra, ovvero, la mattinata delle Marie" (pp. 99-243, datato 1959-1960) è un giro di telefonate per chiarire alcuni pettegolezzi e malintesi. Ma si tratta palesemente (ed oggi noi lo possiamo dire apertamente, ma all'epoca era un piccolo "segreto aperto") non di un gruppo di "signore", bensì di ricche e sfaccendate "checche" con pseudonimi femminili (cfr. a p. 122: "E poi, cuore contro cuore, naso contro naso, labbra contro labbra, e after-shave contro after-shave", p. 122), che descrivono i loro capricci, i loro amanti e le loro avventure... Ma sempre con molto bon ton.
Visto il modo "cinematografico" in cui è stato pensato il pezzo (potrebbe essere un monologo di Franca Valeri), il paragone con Donne di Cuckor è immediato... e nel suo piccolo questo brioso racconto il paragone lo regge.
Nota: un saggio sulle opere a tema omosessuale di Alberto Arbasino appare ne L'eroe negato di Francesco Gnerre, alle pp. 347-367.