Il 23 dicembre 2009 è morto Vinicio Diamanti, un bravo caratterista del cinema italiano, un attore e cantante "en travesti" che ha calcato i palcoscenici di tutta la penisola per decenni. Se ne è andato con discrezione, senza disturbare, con lo stile che lo aveva sempre contraddistinto. Partecipava alle manifestazioni del movimento lgbtqi, al Pride in particolare, vestito come una eccentrica signora di mezza età.
Aveva 83 anni e lo avevo incontrato soltanto pochi mesi fa nella sua casa nel quartiere Prati: lì era nato e lì ha sempre vissuto. Stava bene, la malattia che lo avrebbe ucciso non mostrava ancora i suoi segni. L'occasione del nostro incontro era una specie di pre-intervista e infatti avremmo dovuto rivederci per l'intervista vera e propria.
Vinicio, fin da giovane, aveva fatto della sua identità, della sua effeminatezza, del suo essere queer in anticipo sui tempi, della sua "favolosità" insomma, una vera e propria espressione artistica messa a frutto nell'avanspettacolo, genere teatrale di serie B che però aveva il vantaggio di raggiungere anche i luoghi più sperduti dell'Italia del dopoguerra portando intrattenimento, leggerezza, sensualità.
Così come in Francia anche da noi la tradizione del teatro leggero e della rivista attingeva al più impegnato teatro elisabettiano dove gli uomini interpretavano ruoli femminili. Vinicio quindi faceva in prevalenza ruoli da travestito, giocando sull'ambiguità e sul doppiosenso, che spesso sconfinava nel non-senso che avrebbe caratterizzato il teatro sperimentale dei decenni successivi.
<<Ho studiato da tenorino, ma la mia maestra scoprì che cantando un po' in falsetto la mia voce era da mezzosopranista. In scena cantavo canzoni americane, la mia preferita era "Summertime", mi truccavo come un mulatto... ma molto ambiguo! Facevo anche la soubrette, lavoravo all'Ambra Jovinelli, al Principe di via Cola Di Rienzo, all'Oriente, all'Espero, quasi tutte sale che non esistono più. Gli ammiratori mi aspettavano alla fine dello spettacolo e spesso mi corteggiavano non preoccupandosi del fatto che non ero una donna "vera">>,
mi raccontò con un sorriso eloquente. Tra i suoi cavalli di battaglia c'era una parodia di Josephine Baker con parruccona nera, faccia affumicata e gonnellino di banane.
Negli anni '60 e '70 "colleghe" di Vinicio erano George O'Brien, Dominot, Cordero, Giò Staiano e poche "altre".
Dall'avanspettacolo passò quindi al teatro delle cantine romane con registi-autori come Giancarlo Nanni, Memè Perlini e Pippo di Marca, ma anche al teatro degli stabili con Franco Enriquez, con Enrico Maria Salerno, con Giancarlo Cobelli.
Vinicio aveva un contratto in esclusiva con il Teatro di Roma quando lo chiamò Fellini per La dolce vita, ma dovette rifiutare per non pagare l'ingente penale.
Con Enriquez fece almeno sei stagioni con altrettanti spettacoli a metà degli anni '70. Memorabile la sua partecipazione a Eliogabalo, pièce d'avanguardia ispirata ad un testo di Arbasino e messa in scena da Aglioti e Perlini al teatro La Piramide di Roma. Eliogabalo venne definito lo "spettacolo più bello del mondo" e Diamanti vi appariva nudo, scandalizzando le signore della Roma bene che si avventuravano in una cantina di periferia preferendola ai velluti dell'Opera.
Con Di Marca interpretò tutti i testi di Jean Genet, da Le serve a Negri. Con Perlini fece anche altri spettacoli come quelli dedicati ai pittori Ligabue e Picasso e La vedova allegra, che debuttò al Sistina. Della Roma anni '70 ricordava:
<<Frequentavo "L'occhio, l'orecchio e la bocca", locale di intrattenimento vario (cinema, cabaret, ristorante) dove ho cantato con Franco Caracciolo (il ragazzo coccodè di "Indietro tutta" programma tv di Arbore) e con Stefano Bianchi. Lì ho conosciuto Mario Mieli e siamo diventati amici, ogni volta che una tournée mi portava a Milano ero suo ospite>>.
Diamenti ha partecipato a moltissimi film italiani e stranieri, ma quello più significativo per il suo ruolo è sicuramente Delitto al Blue Gay, del 1984, con il Monnezza (Tomas Milian), dove Vinicio interpreta la star drag queen di un locale notturno.
Aveva recitato anche nel film della Cavani Al di là del bene e del male, in Due pezzi di pane di Sergio Citti, ne Il vizietto accanto a Tognazzi e a Michel Serrault (interpretava Mercedes, ballerina di flamenco) e ne Il lupo e l'agnello, sempre con Serrault.
L'ultima partecipazione cinematografica è del 2006 con il cortometraggio Dentro Roma, dove interpreta se stesso.
Negli ultimi anni recitava soprattutto per puro divertimento ed era diventato la "diva" attempata di alcune serate alternative dei centri sociali romani.
La storia di Vinicio Diamanti, ultima "regina" dell'avanspettacolo, è un tesoro prezioso per tutti quelli che credono nella libertà, quella vera.