recensione diGiovanni Dall'Orto
Treno del buon appetito, Il. Ricordi e amori di Naldini
Impietoso ma spesso poetico riesame della propria vita amorosa, che ingloba brani e aneddoti già apparsi in: Diventerà un atleta, Nei campi del Friuli, Il solo fratello, Vita di Giovanni Comisso.
Naldini è senza rimedio legato all'omosessualità mediterranea (quella del giovane eterosessuale povero che, non avendo accesso alle donne, si prostituisce agli omosessuali) che era possibile solo prima della "rivoluzione sessuale", e che rimpiange a più riprese (si veda alle pp. 50-51 la condanna della realtà gay orgogliosa e militante di oggi) ma i cui aspetti mercenari e, diciamolo pure, squallidi, tratteggia senza falsi pudori.
Il libro è insomma un'affascinante rievocazione di una vita omosessuale negli anni Cinquanta-Settanta, e costituisce un sincero documento storico e antropologico.
Un ulteriore punto di interesse sono i ricordi sugli amici gay: il cugino Pierpaolo Pasolini, Giovanni Comisso, Carlo Emilio Gadda, Sandro Penna, e sullo sfondo il Friuli, il Veneto, Trieste, Venezia, Milano, e Roma nei decenni passati.
Importanti le considerazioni sull'omicidio di Pasolini (pp. 104-107), nelle quali si parla finalmente del masochismo sessuale di Pasolini (implicito in tante sue opere).
Nonostante una scrittura a tratti un po' frettolosa, non al livello delle cose migliori di Naldini, è un testo affascinante, di grande spessore umano e sincerità, di cui mi sento di consigliare la lettura.