recensione diGiovanni Dall'Orto
Libro di poesia. Quando il poeta sopravvive alla propria ispirazione.
Un grande e sicuro "mestiere", acquisito negli anni, aiuta Bellezza a superare la perdita dell'ispirazione dei primi libri, ma non certo a ridarci l'intensità di canto perduta.
Qui in particolare il lettore fa fatica a sopravvivere al filosofare piuttosto scontato e banale che appesantisce il libro.
Ancora una volta le poesie più sincere, immediate e riuscite sono quelle per i ragazzi (tranne laddove l'autore pasolineggia con quindici anni di ritardo!):
"Non te ne fregava niente
di essere uomo o donna o cerbiatto
inseguito da mille lupi che hanno ferito
la tua vita folle e cara ai miei
pensieri.
Perdonami di averti ucciso
dentro di me. Perdonami di ancora vivere
una vita non più rischiarata
dal tuo sorriso mendico di corrotto
affamato" (p. 68).