recensione diGiovanni Dall'Orto
Pelle, La [1949]. Omosessuali = comunisti pedofili femmenelle
Romanzo ambientato durante l'ultimo conflitto mondiale.
Nei capitoli: "La rosa di carne" e: "I figli di Adamo" (citazione sfottente da Walt Whitman) gli omosessuali, muovendosi in un'irreale Napoli da incubo (una costruzione letteraria assai efficace, anche se troppo facile e scontata), si danno a strani riti pagani (come la "figliata") e alla "pederastia marxista" fra mossette, gridolini eccetera. Il comunismo che sta invadendo il mondo è infatti collegato all'invasione di omosessuali, oh yeah.
Questa della duplice epidemia (di omosessualità e comunismo) pare fosse un'ossessione di Malaparte, che avrebbe recidivato col tema in Mamma Marcia.
Non manca nemmeno la descrizione di un surreale mercato all'aperto dei bambini napoletani da prostituire ai soldati Alleati che occupano la città, e che vengono a scegliere, palpano la merce, contrattano coi genitori... (E mi ha divertito, leggendo i commenti dei lettori su "Internet bookshop", il loro entusiasmo per il fatto che Malaparte mostra gli americani per i "barbari" che sono: "Baghdad insegna"... Peccato che si tratti di una satira da destra, e dalla destra estrema, non certo "da sinistra", come qualche lettore non pare decisamente avere compreso).
L'atteggiamento verso l'omosessualità è qui impregnato della mentalità fascista e dei preconcetti ad essa collegati (e mi ha divertito notare che nessun lettore di cui sopra ha accennato a questo aspetto del romanzo, che semmai ha turbato qualcuno di loro!).
Mentre non posso che riconoscere l'efficacia della scrittura di Malaparte, che ha delineato, scegliendo deliberatamente il registro del grottesco, bozzetti tanto potenti e riusciti che si scolpiscono nella memoria (esclusivamente da qui le "quattro stelle" del mio voto), non posso che definire "fascista" la sua visione dell'omosessualità, e "razzista" la sua visione di Napoli e dei napoletani, razza animale e amorale che prostituisce allegramente i figli per quattro lire.
Da questo omofobo romanzo è stato anche (ovviamente!) tratto nel 1981 un film, per la regia di Liliana Cavani.