Vedremo Renato Zero cantare al Concerto di Natale in Vaticano. La registrazione, avvenuta domenica 4 dicembre, andrà in onda su Canale 5 la vigilia di Natale.
Mentre la Chiesa cattolica dichiara di non ammettere al Seminario e agli Ordini sacri i candidati omosessuali perché «si trovano in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne», Renato Zero (che non affronta direttamente il tema) ci mette del suo con un infelice paragone: «Gli omosessuali sono un po' come i bambini Down: sono diversi, hanno il loro mondo, sensibilità acutissime». Gli omosessuali. Prende le distanze.
Ma ecco altre "rivelazioni" rilasciate a Paolo Conti del Corriere della Sera: «Il profilattico può essere in sé maligno», «Libertà e libertinaggio sono due cose diverse». E ancora: «Il peccato permette la redenzione». Sull'aborto: «Figurati se posso essere d'accordo... È una prospettiva per me inaccettabile».
L'autore del Triangolo, di Onda gay e di Sbattiamoci, dopo aver intonato nell'aula Paolo VI La vita è dono (dedicata a Giovanni Paolo II), ha terminato il suo intervento con un saluto «al grande Papa che ci ha appena lasciato e al nuovo Papa che è arrivato». Alla fine papa Ratzinger non ha incontrato i cantanti. E nemmeno ha inviato loro un video messaggio (come in passato aveva fatto Wojtyla). «Che peccato!» ha esclamato Renato per la mancata udienza.
Zero in Vaticano è "un'apertura" della Chiesa agli omosessuali? A chi gli chiede: «Ma è la Chiesa ad essere cambiata perché invita Zero o viceversa?», il Re dei sorcini risponde serafico: «Un tempo cantavo per un manipolo di disadattati e parlavo di depressione, disagio, paura di vivere, emarginazione». E ancora: «Quello è un guardaroba storico, che forse sarà un giorno frutto di studi sociologici, chissà... ».
Abbiamo sperato che le dichiarazioni fossero state mal riportate. E che, quindi, da parte di Zero giungesse una rettifica o una puntualizzazione. Niente. Evidentemente il suo pensiero è proprio quello.
Quindi viceversa. Ovvero è Renato Zero ad essere cambiato perché la Chiesa lo invita in Vaticano.
I sorcini, inviperiti e delusi, si sfogano sul web: «No, non ci sto - scrive amadomio nel forum di Gay.tv - Sono stato praticamente allattato con la musica di Renato Zero. Ascoltavo lui, che mi esortava attraverso le sue canzoni a essere fiero di me... E anche se il personaggio mi sembrava a volte giocare un po' troppo con l'ambiguità, se il suo non esser mai chiaro sembrava contraddire quello che lui sosteneva, non gli davo troppo peso. A me bastavano le sue canzoni, che ritenevo così vere, così sincere. Un conto è la fede, un conto è andare da un papa che ha individuato questi individui come i nuovi "untori". E se Dio non ha barriere, la Chiesa ne ha eccome. Ma Renato Zero non ha niente in contrario».
«Nemmeno io ci sto! - scrive Ferdinando nello stesso forum - Ma mi chiedo e vi chiedo: perché non si è mai fatto (o non l'avete mai fatto) intervistare da un giornale o sito gay? Questo bisogna sapere. Perché se non l'ha voluto lui, allora è lui che usa due pesi e due misure, perché ha paura a "sporcarsi le mani" coi gay, perché forse perderebbe i suoi sorcini (io l'ho seguito per tanti anni)».
A Ferdinando la redazione di Gay.it può confermare che è stato Renato a non rendersi disponibile ogni volta - e sono state tante - che gli è stata chiesta un'intervista da questa testata.
«Anch'io - continua Ferdinando - sono convinto che Renato Zero stia sfruttando la sua capacità di sempre di accontentare tutti per venire incontro al pubblico che ora gli interessa e che gli era sempre sfuggito: i padri di famiglia che la domenica vanno a messa, la gente perbene, i preti che contano. Non sarà Renato Zero a fargli cambiare idea sui gay ma possibile che non lo capiate? Quelli continueranno a condannarli e a disprezzarli come prima, mentre su Zero chiuderanno un occhio perché tanto sa stare al suo posto».
«I gay - scrive reality su musicaitaliana.com - sono come i bambini Down, con il ''loro'' mondo... E insulta entrambe le categorie, dall'alto della sua nuova "normalità". Non canterà più per un manipolo di disadattati, il nostro Renato. Le folle cattoliche e le famiglie perbene lo aspettano. Lo applaudiranno educatamente, magari sorridendo un po' di quel suo passato ormai rinnegato. Si diranno compiaciuti che in fondo era solo una recita, che lui è un bravo ragazzo, che con quella gentaglia non ha niente in comune. E tutti saranno contenti. Grazie Renato».
Decisamente più pacata è un'altra "fan" che nel forum di Gay.it scrive: «Ho cercato di auto-convincermi che con quel "profilattico in sé maligno" Renato invitava solo a non sdarsi, che quella iattanza verso i malati di Aids fossero semplici consigli, che quelle parole in libertà sui gay e sui Down, e che a me parevano offese per l'una e per l'altra categoria, erano più che altro "panariellate" (se mai si può "panariellare" su temi tanto importanti), che in realtà lui voleva accennare alla loro innocenza, purezza ecc. Ho tentato, ho tentato, ho tentato... ma non ci sono riuscita. Perché era impossibile. Forse perché ho sentito tanti amici, gay e non gay, e ho avvertito il loro dolore. Magari voleva dire tutt'altro... magari. Ma se siamo in tanti ad aver sofferto, un difetto di comunicazione deve pur esserci. Ma con quale autorità Renato Zero pronuncia queste frasi? Non è uno sprovveduto alle prime armi, cui gli si possa lasciar passare tutto. Perché, Renato, sì a un Pontefice che meno di una settimana fa ha maledetto i gay per l'ennesima volta? Forse siamo davvero noi, "manipolo di disadattati", a non aver capito dall'inizio».
Quel che conta, in fondo, è il primo posto in classifica. Questione di scelte (commerciali).