Internet sta cambiando il modo di ascoltare musica, rendendo possibile raggiungere direttamente il pubblico, saltando la casa discografica e i suoi diktat.
Per gli artisti glbt, fin qui marginalizzati dalle grosse e
conservatrici case discografiche, questa è un'occasione d'oro. Tanto che a New York un'agenzia di Pr si è specializzata nel curare l'immagine dei soli cantanti glbt, che vendono la loro musica attraverso la Rete.
Uno degli effetti collaterali della nascita di internet e del fenomeno p2p (peer to peer), è la crisi delle grandi majors, ossia delle case discografiche mondiali. In questi ultimi anni abbiamo assistito al continuo assorbimento delle etichette più deboli da parte di quelle più forti o che gestivano grossi capitali al di fuori dell'industria discografica.
Sembra incredibile, ma paradossalmente gli unici marchi a sopravvivere sono stati proprio i più piccoli, quelli che si sono specializzati in un genere musicale o le cui proposte sono indirizzate ad un target preciso di ascoltatori.
D'altro canto sempre più artisti preferiscono gestire nel loro piccolo le loro produzioni piuttosto che affidarsi ad elefantiache industrie, che sono magari interessate al nuovo album di Madonna o dei Blue, ma che sono poco ricettive in fatto di nuove o particolari produzioni.
Probabilmente, per chi è abituato a sentire (dico "sentire" perché "ascoltare" è un'altra cosa) musica accendendo semplicemente la radio, risulterà nuovo sapere che ci sono etichette discografiche specializzate in fiabe per bambini, musica etnica, new age, techno e addirittura in artisti glbt.
In quest'ultimo caso ovviamente non si tratta di un genere (non esiste una musica gay per eccellenza, semmai esistono canzoni che fanno parte dell'immaginario gay), piuttosto di una rosa di artisti che non hanno taciuto la loro omosessualità ma ne hanno fatto una bandiera.
Ora, francamente non sarebbe interessante occuparsi di un artista per il semplice fatto che sia dichiaratamente glbt: vale la pena farlo solo se nelle sue canzoni sceglie di parlare della propria sessualità in maniera naturale, senza nascondersi dietro frasi ambigue.
Fra questi ultimi artisti è in crescita il numero di coloro che preferiscono affidarsi ai distributori di musica nati con l'avvento di internet (Amazon, Cdbaby, Tower records ecc.) piuttosto che sottomettersi a condizioni e a compromessi con le case discografiche, scegliendo una piccola etichetta (o addirittura autoprodocendosi), e una buona agenzia di Public relations per fare un po' di promozione.
In questo campo a New York è attiva dall'inizio di questo secolo la SasiPr, un'agenzia specializzata in artisti glbt out o che ruotano comunque attorno agli ambienti gay americani.
Fiore all'occhiello di questa realtà sono sicuramente Ari Gold, ma anche Josh Zuckerman ("Pride" n. 65) e una manciata di proposte altrettanto interessanti. Desidero parlarvi qui delle ultime quattro in ordine cronologico.
Descritta dal "New York Times" come "cantante dalla voce sensuale," Allison Tartalia si è costruita uno spicchio di popolarità esibendosi in molti locali newyorkesi. La sua musica è una miscela di rock, jazz e folk che s'ispira direttamente ad altre compositrici come la rimpianta Laura Nyro, Richie Lee Jones o Sophie B. Hawkins.
Dopo aver vinto nel 2003 l'Out Music Award per i debuttanti nel mondo della musica glbt, ha realizzato l'album "Ready", in cui si respira un sound particolarmente curato, supportato da arrangiamenti ad opera di alcuni validi amici.
"Ready" rispecchia la voglia di libertà, il bisogno di "uscire fuori", e Allison sembra dichiararlo con discrezione, ma con fermezza, in molti dei suoi brani autobiografici.
All'opposto, sicuramente più sfrontata rispetto ad Allison Tartalia, Athena Reich ha l'aria della ragazza che ha imparato sin da piccola a farsi i muscoli e a lottare da sola per guadagnarsi il rispetto della gente: ha iniziato la sua carriera all'età di dodici anni, prima in teatro, poi al cinema ed in Tv.
Il suo recente progetto discografico, "Stranger things have happened", è una commistione di folk, punk, ska, pop e cabaret.
I suoi testi sono la rappresentazione della naturalezza e di quanto lei "osi" parlare di abusi sessuali infantili, pride, ma anche di pace globale.
Accompagnata da una band di musicisti sorprendenti, provenienti da Montreal, è stata affiancata da una sezione di archi e ottoni arrangiati da Greg Pliska, già collaboratore di Carly Simon e James Iha degli Smashing pumpkins.
Sin dalle sue prime composizioni portate in giro per i college, festival e bar di Stati uniti e Canada, è stato abbastanza chiaro che Athena non si è mai posta il problema dell'intolleranza, parlando tranquillamente nei suoi testi di orgoglio gay, violenze e irrequieta lussuria. Titoli come Contra *dick*tions e I am just a hole parlano da soli.
Alla musica Athena contrappone alcuni brani "raccontati", in cui salta fuori la sua vena recitativa, tanto che le è stato commissionato di recente un poema per l'Acquario pubblico di New York.
Il suo attivismo si è recentemente sviluppato nella co-fondazione di un collettivo di compositrici lesbiche (Sirens wild ride) che organizza e patrocina tour di artiste/i gay negli States.
Personaggio dai toni più intimisti è Sacha Sacket; da qui la tendenza a non nascondere di se stesso nemmeno la parte più recondita.
Il suo ultimo lavoro, "Shadowed", è il risultato di un percorso che lo ha portato in luoghi dove, come egli stesso afferma, si sente degradato, sporco, insomma "uno zerbino".
L'atmosfera barocca creata dagli archi, che subentrano in paesaggi sonori elettronici così da creare un tocco di drammatica emotività, contribuisce non poco alla riuscita di questo disco, veramente intenso.
La musica non è di facile ascolto: ricorda da vicino le oscure visioni di Nick Drake, ma anche i richiami al romanticismo e ad un passato classico, quando l'artista aveva una particolare ossessione nei confronti di Beethoven.
Sacha - che è oltretutto è sexy (l'abbiamo detto?) - ama giocare sulla sensualità delle frasi lasciate cadere a mezz'aria, quasi non ci fosse bisogno di ulteriori spiegazioni per descrivere il tormento dell'amore
verso una persona dello stesso sesso, o le crisi dovute alla chiusura dei genitori che non capiscono l'oggetto di attenzione del proprio figlio ("La tua giovinezza è stata dura perché hai un padre poliziotto, in realtà ti saresti deliziato ad ammanettarmi con i suoi strumenti di lavoro").
Regolarmente ospite ai pride nazionali, Sacha sta attualmente effettuando un tour con performance nei college e presso i gruppi glbt.
È un attivista in organizzazioni glbt all'interno dei college e delle high school dove parla, attraverso le sue canzoni, del lato distruttivo del sesso facile, delle droghe e del cruising nei cessi pubblici.
A questo punto non vorremmo scadere nella volgarità, tuttavia non ci sono parole abbastanza eloquenti per parlare di un uomo che si descrive come "bisex, artista porno-electro-punk" e che ha realizzato il suo Cd di debutto intitolandolo "Whores have more fun" (Le puttane si divertono di più).
Se il sesso è un mezzo per arrivare non solo a provocare il pubblico, ma ad esprimere concetti attraverso la musica, Houston Bernard lo ha utilizzato appieno, nel migliore dei modi.
Sette sono gli episodi che compongono questo mini-album (una bonus track, Bubbles, è scaricabile gratuitamente dal suo sito), canzoni a dir poco esplicite a cominciare dal titolo: dalla prima Ride it cowboy ("Il mio cazzo si sta gonfiando e tu lo stai fissando, immagino ciò che vuoi... pompa con la tua bocca, ti stantuffo il culo") fino a Lick, suck, dick, fuck, è un crescendo di tensioni sessualmente emotive.
La musica di Houston Bernard, una dance-punk roboante, è solo un pretesto per arrivare in modo diretto a scioccare l'ipocrisia perbenista.
In Italia, a parte forse qualche vecchia canzone degli Squallor (che comunque utilizzavano spesso metafore allusive lasciando nel dubbio l'ascoltatore meno attento), non siamo mai stati abituati ad un linguaggio così grezzo in una canzone, forse solo nei film a luci rosse.
Ce n'è davvero per tutti i gusti, in questa carrellata di autori, e se non vi bastasse sappiate che recentemente questa agenzia ha pubblicato una doppia compilation, "Marry me", per sostenere la campagna in favore dei matrimoni gay.
La raccolta contiene una ventina di brani (per lo più inediti) di artisti glbt, ma anche etero.
Il primo Cd, sottotitolato "Ceremony", contiene canzoni d'amore; il secondo, "Reception", cerca di scuotere gli animi con motivazioni d'impegno politico e sociale. Attraverso diversi generi musicali le canzoni celebrano l'unione tra persone dello stesso sesso, partendo da RuPaul (sì, proprio lui) con un brano fortemente dance, l'inno Love is love, attraverso gospel, serenate, R&B (Ari Gold con Bashert), fino all'evergreeen Motown Ain't no mountain high enough di Sade Pendarvis e Nicolas Ferrer.
I proventi derivanti dalla vendita di questa compilation saranno devoluti all'Aclu, la fondazione Usa per i diritti civili, e a progetti per la ricerca sull'Aids.
saggio diRoberto Cangioli