La scena politica italiana degli inizi del Novecento fu caratterizzata da un'opinione pubblica divisa sostanzialmente fra clericali ed anticlericali, questi ultimi quasi sempre di ispirazione socialista.
Già poco prima dell'Unificazione vi erano state leggi molto discusse volte alla laicizzazione dello Stato, come la Siccardi del 1850 che prevedeva la riorganizzazione dei beni della Chiesa, l'abolizione del Foro ecclesiastico e di diversi diritti riservati al clero, e la legge Rattazzi di qualche anno dopo, volta, tra l'altro, a chiudere le istituzioni religiose prive di utilità pubblica (furono soppressi circa 334 conventi) [1].
Gli scandali legati a suore, preti e prelati rappresentavano per la stampa di area socialista una vera e propria ghiottoneria e così faceva notizia tutto ciò che poteva riguardare la corruzione morale e materiale del clero.
In un periodo di soli pochi giorni dell'estate del 1907 si poteva leggere, ad esempio, di "Atti nefandi in un asilo di pseudomonache - cinque donne e un prete arrestati" [2], de "L'arresto di don Riva a Torino", coinvolto in uno scandalo di abusi sessuali verso una fanciulla, fatto noto come "lo scandalo Fumagalli" [3], de "Gli scandali nell'educatorio di Alassio" [4], dove don Bretoni venne accusato di sevizie sessuali verso un ragazzo tredicenne, di "Suore denunciate al Procuratore del Re per maltrattamenti e inganni"[5] a Trani.
Fra i tanti scandali di quell'epoca, spicca il fattaccio che coinvolse il collegio dei Padri salesiani di Varazze, un cattivo affare frutto di un'"epidemia nera" [6] che ebbe conseguenze di dimensioni a dir poco colossali.
Nella bellissima cittadina ligure sorgeva un collegio costruito nel 1871 a spese della comunità per la ragguardevole cifra di 110.000 lire, il quale venne visitato dal "Santo dei Fanciulli" e quindi venduto ai padri salesiani; si trattava evidentemente di una manovra amministrativa poco pulita, dal momento che l'edificio fu ceduto allo scontatissimo prezzo di 40.000 lire. Non solo: la comunità di Varazze era tenuta a pagare prima 12.000 e poi 6.000 lire ai confratelli di don Bosco quale contributo per le attività scolastiche.
Il 31 luglio il quotidiano "Il Caffaro" riportava in un articolo a piena pagina il quale informava che "mentre l'intera nazione è tutt'ora sotto la più penosa impressione per i turpi fatti accaduti nel collegio Greco-Milanese (abusi verso fanciulle, ndr.), giungono oggi notizie di altri scandali scoperti nel Collegio dei Salesiani della vicina Varazze. La notizia grave giunge fra noi inattesa come un fulmine, aumentando negli animi l'impressione dolorosa" [7].
Era accaduto che la signora Besson, figlia di quello che fu fino a qualche anno prima il console francese presso il Regno di Sardegna, aveva ottenuto dal figlio Alessandro delicate confessioni circa abusi sessuali subiti nel collegio di Varazze, dov'era ospitato. La madre aveva incaricato il figlio di redigere un diario dettagliato sulle giornate trascorse presso il collegio dei padri salesiani: in quello che presto sarà il famigerato "Diario Besson" (ne parlerà a lungo il poeta e scrittore Gian Pietro Lucini, grande amico di Paolo Valera) [8], il ragazzo aveva riportato di effigi del re distrutte, di messe nere tenute in "costume adamitico" e di atti sessuali fra i frati, le suore del vicino collegio di Santa Caterina da Siena e gli alunni convittori.
Subito era partita un'inchiesta ed il 30 luglio il sottoprefetto cavalier Silva si presentò al collegio di Varazze con otto agenti, separò gli alunni dagli insegnanti ed iniziò gli interrogatori.
Dalle prime indagini risultò che cinque ragazzi avevano subito violenze comprovate da certificazione medica, anche se però non era del tutto chiara la causa.
Verso sera il procuratore del re, il cavalier Polito de Rosa spiccò un mandato d'arresto per il sacerdote trentenne don Giulio Disperati, insegnante presso il ginnasio e per il guardarobiere del collegio, Giovanni Lattuada, "incaricato della pulizia dei convittori" [9].
Nel frattempo si era sparsa la notizia dei gravi fatti e una folla inferocita si recò sotto le finestre del collegio fischiando ed urlando invettive contro i padri salesiani. Anche a Savona e a Spezia il mormorio popolare, aggravando fantasiosamente l'accaduto, aveva dato il via a dimostrazioni anticlericali, sobillate molto probabilmente dalle forze socialiste radicate nelle due città portuali.
Giunse poi a Varazze la signora Besson per ritirare il figlio dall'istituto e per cooperare alle indagini, ma venne riconosciuta da alcuni abitanti e quindi insultata e minacciata al punto da dover essere messa sotto la scorta di due carabinieri reali.
Poco dopo fu emanato l'ordine di chiusura provvisoria del collegio.
L'interrogatorio dei ragazzi aveva innescato un'aspra polemica fra il direttore dell'istituto, il sacerdote don Carlo Maria Viglietti ed il cavalier Zaglia: il primo incolpava il secondo di pressioni psicologiche e di confessioni estorte, l'altro sosteneva ovviamente il contrario.
Il giorno successivo "Il Corriere della Sera" riportava una lunga nota in cui dal Vaticano partivano gli strali contro gli inquirenti, accusati di aver sottoposto i giovani "a una vera tortura morale da insidiosi interrogatori" [10] ed ancora di aver dato "forti tirate d'orecchi, schiaffi e percosse, finché qualche alunno impaurito o suggestionato disse che le accuse erano vere" [11].
Non solo: "Un infame equivoco fu creato sulla messa nera. Gli alunni dissero che spesso l'avevano vista celebrare dai salesiani, intendendo parlare delle messe da morto che vengono celebrate con le pianete nere. Allora gli interroganti spiegarono con ributtante linguaggio che la messa nera era una schifosa orgia e i poveri giovanetti, che non avevano nemmeno inteso parlare di tali nefandezze, ne ebbero per la prima volta cognizione dai vindici della moralità" [12].
La Segreteria di Stato Vaticano protestava anche contro la "vergognosa visita fatta da un medico scelto dagli interroganti" [13] e sempre "Il Corriere della Sera" riportava una nota a dir poco incandescente del papa apparsa su "La Corrispondenza romana": "Pio X è rimasto profondamente colpito dalla benevola inerzia e dal mal celato appoggio del Governo e della sua stampa verso la campagna anticlericale organizzata dalla massoneria e dal socialismo e rafforzata dalla teppa. Mentre ormai tutti comprendono che lo sfruttamento in senso anticlericale dello scandalo Fumagalli è favorito dalla stampa ministeriale, come paravento alla realtà tutt'altro che clericale dello scandalo stesso, è sopravvenuta l'enormità di Varazze, ove i rappresentanti del Governo hanno tenuto un comportamento ributtante di settari" [14].
Il diario di Alessandro Besson era il motore immobile che faceva girare sempre più vorticosamente la catena degli eventi; riportava tuttavia la verità o i fatti erano frutto di chissà quali fantasie? Gli abusi sessuali dei padri salesiani nei confronti degli alunni erano accaduti realmente oppure erano il prodotto dell'immaginazione di un quattordicenne sognatore?
Il "Corriere della Sera" del 2 agosto riportava una descrizione abbastanza pittoresca del ragazzo: "Egli ha circa 14 anni ed è un tipo speciale, degno dello studio di qualche scienziato. Ha tutte le caratteristiche esteriori del rachitico e dell'isterico: molto sviluppato di statura ha, come tutti i rachitici, le gambe eccessivamente lunghe, il busto corto ed esile, il torace pochissimo sviluppato, ha capelli biondi e alquanto lunghi, occhi non molto vivi, naso aquilino, quasi privo di setto nasale, terminante a punta e alquanto aguzzo. Parla a sacatti e pare sotto l'impressione continua di una grande agitazione non giustificata" [15]. Un tentativo forse di screditarlo e quindi di rendere inattendibili le sue dichiarazioni? La stessa madre, si mormorava, avrebbe avuto interesse a sceditare i salesiani per via di un torto subito in passato.
Il diario del giovane riportava di fantasmi, considerati anime dei trapassati, che apparivano nella notte ai convittori, i quali li invitavano ad asportare dalle proprie case oggetti preziosi e denaro e quindi di dare il tutto ai padri del collegio; ed ancora indicavano ai ragazzi di compiere sacrifici, come prestare il proprio corpo o svegliarsi nella notte per pregare, al fine di placare l'ira del Padre Eterno dovuta alla "cacciata dei preti dalla Francia" [16]; vi era poi l'obbligo di assistere a messe tenute in strani abiti e dai riti curiosi, in cui le predice erano centrate sul fatto che il Governo dell'Italia sarebbe dovuto essere consegnato al Papa e all'Austria; ed ancora i convittori erano stati costretti a vedere l'impiccagione da parte dei padri salesiani e delle monache del convento di santa Caterina di un fantoccio raffigurante il re e la distruzione di un ritratto raffigurante Garibaldi.
Sempre secondo il Besson, vi sarebbero state minacce di castighi e di pene fino alla morte volute da di Dio nel caso i giovani non avessero prestato fede al giuramento di omertà.
Il giorno successivo gli inquirenti interrogarono separatamente gli alunni del collegio ed emerse che alcuni di essi avevano confermato gli abusi denunciati dal giovane Besson; sul corpo dei ragazzi vennero riscontrate dai medici lesioni da sevizie.
Fu spiccato un mandato d'arresto nei confronti di un padre salesiano, don Musso, fino a qualche tempo prima insegnate presso il collegio di Varazze, il quale però non fu trovato in casa in quanto ormai si era dato frettolosamente alla fuga, o meglio a una "misteriosa scomparsa", come asseriva il filoclericale "Secolo XIX" [17]. Lo stesso quotidiano dovette tuttavia correggere il suo atteggiamento di prudenza quando, qualche giorno dopo, un altro padre salesiano inquisito, tal don Rolla, fece perdere le sue tracce.
Nel frattempo le autorità di pubblica sicurezza fecero affluire in Liguria truppe dell'esercito di rinforzo ai carabinieri, dal momento che i disordini ed i moti anticlericali stavano assumendo proporzioni preoccupanti.
A Spezia in particolare vi erano stati diversi casi di religiosi aggrediti e di chiese saccheggiate. In più occasioni i manifestanti ingaggiarono scontri violenti con le Forze dell'ordine: "Davanti alla chiesa dei Salesiani (di Spezia, ndr.) vennero lanciati dai soliti ignoti sassi contro le truppe. Dopo i segnali venne fatta una prima scarica. Seguitando la sassaiola, seguì una seconda scarica a salve. Rimasero feriti vari carabinieri e guardie. Nel frattempo essendo stato ferito pittosto gravemente un carabiniere vennero sparati alcuni colpi di rivoltella. All'angolo di via Napoli un individuo non ancora identificato [18] venne ferito all'addome cadendo morto al colpo" [19].
A Roma furono appesi manifesti dai filoclericali con i quali si dava sostegno alla tesi secondo cui i fatti di Varazze altro non erano che manovre massoniche e socialiste atte a screditare l'Italia nei confronti dei Paesi esteri e da lì a trasformare il fattaccio del collegio dei Salesiani in una bagarre parlamentare il passo fu breve.
Ci furono invettive di deputati di una parte contro quelli dell'altra, comizi nelle piazze di tutt'Italia dove gli esponenti dell'ala filoclericale attaccavano duramente tutti i politici che non apparivano devoti a Santa Romana Chiesa.
Mentre il presidente del Consiglio Giovanni Giolitti si dava da fare per smentire un articolo apparso su "La vita pubblica" nel quale veniva riportata una sua idea circa legge atta a ridurre la punibilità delle congregazioni religiose, i tumulti continuavano ed aumentavano di numero e di gravità in tutto il Paese. Da Spezia giungevano in continuazione notizie allarmanti di scontri di inaudita violenza, con carabinieri e dimostranti gravemente feriti; in uno scontro con le Forze dell'ordine cadde un secondo giovane operaio, tal Angelo Micchi.
Per i religiosi del Belpaese le cose non andavano certo meglio, dal momento che vi furono numerose aggressioni fisiche e verbali, come quelle rivolte a Firenze al noto astronomo padre Guido Alfani e a Milano don Guido Gondangelo; a Roma l'abate dei cistercensi, don Amedeo de Bie, fu oggetto di una sassaiola, stessa sorte toccò al vescovo di Faenza, mentre a Palermo un tal Padre Pasta venne soccorso da un giovane operaio filoclericale armato di rivoltella, il quale salvò il sacerdote da un gruppo di socialisti inferociti che lo insultavano al grido di "abbasso i preti, viva la scuola laica".
Da ogni città erano segnalate agitazioni e cortei di protesta, cariche dei carabinieri sui dimostranti, vetri delle chiese infranti, conventi imbrattati; a Sampierdarena una folla inferocita si diresse al convento dei padri salesiani con l'intento di appiccarvi fuoco: i dimostranti resero inoffensivi i due carabinieri di guardia e sfondarono il portone. Furono gli stessi frati a sparare sette colpi a vuoto e quindi ad allontanare i manifestanti, ma ci vollero un battaglione di alpini ed uno di finanzieri per disperdere i rivoltosi. La paura era molta, diversi collegi dei salesiani furono prudentemente chiusi ed i preti andavano armandosi: "E' ormai dimostrato che nelle manifestazioni pubbliche di questi giorni predomina la teppa, per cui moltissimi preti fecero domanda per ottenere il porto d'armi allo scopo di poter difendersi se aggrediti" [20].
La Chiesa sospese i pellegrinaggi previsti per il giubileo sacerdotale, la Camera del Lavoro ligure indisse uno sciopero generale, le donne di Varazze organizzarono una marcia di sostegno ai padri salesiani e il circolo "Giordano Bruno", un'organizzazione laicista ampiamente diffusa, pubblicò un nuovo manifesto: "Non una reale giustificazione, non una smentita sulla gravità terribile delle accuse, ma la vacua bestialità delle ingiurie ed il grottesco appello all'intervento delle potenze straniere e la minaccia di sopprimere il misero beneficio di pellegrinaggi di cui hanno usufruito poche congregazioni religiose costrette dalla civiltà degli altri paesi a sfruttare il nostro" [21].
Il 5 agosto una nota dal Vaticano informava: "Da ottima fonte documentata possiamo affermare quanto segue: la presente campagna anticlericale in Italia è sostenuta anche col denaro della massoneria francese. Tra la recente campagna elettorale e quella attuale del teppismo di penna e di piazza contro le case religiose, la massoneria francese ha speso in Italia circa 150.000 lire - giova rammentare che i Besson, fabbricanti del fantastico romanzo di Varazze, sono francesi" [22].
E così nell'estate del 1907 avvenne che un semplice ed quasi insignificante ragazzo di quattordici anni scosse la giovane Italia da cima a fondo; per alcuni si trattava di un sognatore, per altri di un diffamatore, per altri ancora di uno strumento in mano alle logge massoniche. Più probabilmente fu solo un giovane stanco di essere vittima di abusi sessuali da parte dei padri salesiani del collegio di Varazze in cui era ospitato.
Una curiosità: nello stesso anno in cui si svolsero i fatti, era ospitato presso il collegio di Varazze l'allora undicenne Sandro Pertini, futuro Presidente della Repubblica italiana.