E poi la chiamano Sindrome di Stendhal!
Vale a dire, la sincope da stramazzo che mette K.O. chiunque rimanga abbagliato dalla bellezza italica. Ora che i paesaggi nostrani sono stati devastati da discariche, politici ladri, architetti di provincia e con le automobili che soffocano le bellezze cittadine, per che cosa potrebbero mai cadere, catatonicamente stecchiti, gli artisti stranieri in visita in Italia? Ma bien sûr per i maschi italici (ops!), tutta quella bella roba giovane che tra le anticaglie non è certo contemplata. Oddio, a dire il vero, in tutti i musei del mondo sono venerati, sotto teche di vetro o appesi alle pareti, esempi lampanti di tanti bonazzi italiani dei secoli scorsi, cristallizzati per sempre dalla “tirella” artistica degli stranieri più o-culati. Tutto un sex appeal peninsulare, turgido e conturbante, da esportazione illuminata che si ritrova codificato pure dentro opere letterarie negli scaffali delle biblioteche ad-hoc. Urca!
Tanto per incominciare, basti ricordare i fasti neoclassici dello scultore danese Bertel Thorvaldsen (1768-1844), rimasto per 40anni a Roma, creando statue di una bellezza muscolosa glaciale e maestosa che facevano diretta concorrenza a quelle del suo acerrimo nemico Antonio Canova (1757-1822). A suon di scalpello e borsettate si contendevano i più bei ragazzi della città per farne loro modelli, accendendo faide velenose anche tra l’Accademia di Francia a Palazzo Medici, capitanata dai celeberrimi Jacques-Louis David (1748-1825) e Ingres (1780-1867). Poi c’erano i tedeschi, delicatissimi, fanée e capelloni, della scuola dei Nazareni nel convento abbandonato di Sant’Isidoro al Pincio. Ma che bel Ku-Cul-Klan!
Tutti attirati dalle antichità romane, erano più che sicuri di ritrovare l’immensa bellezza e perfezione, di corpi e volti, anche nei diretti discendenti in loco. E a ragion veduta, visti i risultati ottenuti in tanti capolavori. Come ad esempio il disegno qui a lato (FOTO 1), capolavoro del francese Jean Baptiste Wicar (1762-1834), custodito tra le collezioni private di Thorvaldsen oggi esposte a Copenaghen. Un bel tenebroso con una gran massa di capelli sconvolti, scaricatore del Tevere o brigante non c’è dato a sapere. Sottolineato, con amore, dalla matita in ogni suo singolo elemento anatomico. Citando magari l’Apollo di Prassitele capitolino, sicuramente un pretesto per poter mettere a nudo un bel figliolo in Accademia. Cosa non si fa per l’arte!
Sotto l’influenza nazarena e di Ingres si formò l’eccelso pittore francese Hippolyte Flandrin (1809-1864), autore nel 1836 a Roma, del più grande capolavoro che Storia dell’Arte gay rammenti (FOTO 2), la tela denominata Giovane uomo seduto sulla riva del mare, oggi al Louvre. Un altro bel morbido riccietto romano, tenero e sinuoso. Proprio come negli antichi busti marmorei d’eroi e imperatori, con capigliatura meridionale e ben adatta al modellato sensuale d’una testa. Il ricciolo sfugge alla modernità leccata dei parrucchieri ottocenteschi, tutti al servizio dell’innestare cappelli a cilindro sulle teste di presunti gentiluomini. Erotismo omosessuale e cultura, eccitazione e arte. Un alibi perfetto. E non c’è niente più del Nudo mediterraneo che permetta l’annullamento della barriera del tempo. L’intelletto s’inventa un passato “pagano" ideale, privo di malizia e peccato. Non è un caso che il fotografo tedesco Wilhelm Von Gloeden ( 1856-1931) (FOTO 3) calò famelico a Taormina, per ritrovarvi tutte le care atmosfere instillate dai suoi vecchi maestri di disegno in Accademia.
Pure lo scultore Josè de Charmois immortalò comme il faut un pescatore di Taormina, di nome Ciro Vesperto, in una statua sul ponte Alexandre III di Parigi, la cui prima pietra fu posta dallo Zar Nicola II nel 1896. Ci fu lo spagnolo Mariano Fortuny y Carbò (1838-1874) che aveva una forte predilezione verso il modello romano Filippo Cugini, soprannominato "Arlecchino" (FOTO 4) per il suo rigido, marionettistico modo d'articolare le estremità. Addirittura se lo portò con sé a Parigi come segretario.Italians do it better!
E il grosso, anzi enorme, talento dei modelli italiani divenne pure oggetto d’esportazione con i primi emigranti all’estero. Ecco perché quel grand’intenditore di Oscar Wilde (1854-1900) scrisse a Londra: I modelli italiani sono i migliori. La grazia naturale della loro attitudine, come pure il loro mirabile colorito pittorico li rendono dei soggetti facili - spesso anche troppo facili!- per il pennello del pittore. Il giovane italiano, è un vero specialista, oppure si dà a questo mestiere quando il suo organetto è in riparazione. Egli è spesso affascinante co’ suoi occhi grandi e melanconici, i suoi capelli ricciuti e la sua figura smilza. E’ vero che egli mangia l’aglio, ma quando s’atteggia come un fauno o s'accoccola simile a un leopardo, lo si perdona. E’ sempre pieno di graziosi complimenti e si sa che non risparmia parole d’incoraggiamento anche ai nostri più grandi artisti. Davanti ad un ragazzo inglese della stessa età, non vuole posare affatto e si vergogna. Apparentemente, non considera la professione di modello come una cosa seria.
Capolavoro dell'artista inglese Lord Frederic Leighton (1830-1896), fu appunto in quel periodo, il bronzo Il fannullone, (FOTO 5) ritratto del bellissimo modello italiano Giuseppe Valona. Italiano, fu anche il ragazzo che servì all'eccentrico scultore Alfred Gilbert (1854-1934) (FOTO 6) per il celeberrimo Eros nudo che domina, dal 1893, la fontana in Piccadilly Circus a Londra. Subito divenuto uno degli emblemi della città stessa in tutto il mondo. Cosa assai strana in pieno periodo di pudicizia vittoriana.
Grande scandalo ci fu invece, a Parigi nel 1877, per la statua full frontal naked d'un Giovanni Battista orante scolpita dal sommo Auguste Rodin (1840-1917). In questo caso del modello italiano, un contadino abruzzese di nome Pignatelli (FOTO 7), sono restate pure le fotografie preparatorie per lo studio della posa.
Ma gli italiani emigrati in U.S.A. non furono certo da meno. Ambasciatore inconscio della bellezza rinascimentale, in quel di Boston, fu un ragazzo di nome Nicola Giancola, modello preferito del fotografo pittorialista Fred Holland Day (1864-1933) (FOTO 8). Subito adottato come protégé, fotografato molte volte nel corso degli anni, divenne lui stesso un artista commerciale di successo a New York. E' restato pure un carteggio, dal 1902 al 1926, in cui è testimoniato l'affetto e rispetto immenso tra i due. Ben oltre il matrimonio di Nicola con una fanciulla americana. Proprio vero: non c’è niente più dei maschi che sappiano sorprenderti!
In quello stesso periodo a Boston il raffinatissimo pittore John Singer Sargent (1856-1925) s'era fatto recapitare come necessaire da Londra, nel 1892, i suoi giovani modelli italiani preferiti: Angelo Colarossi e i fratelli romani D'Inverno. Ritratti nudi e crudi in vari studi d'Apollo e lottatori. Erano una specie d'usato garantito. Colarossi, infatti, era stato il prediletto dell'orientalista Jean Léon Gerome (1824-1904) a Parigi, nonchè preferito del già citato Sir Frederic Leighton in Inghilterra. Luigi D'Inverno, invece, era gran bel pezzo di figliolo muscoloso. Fu però suo fratello diciannovenne Nicola (FOTO 9)a conquistare il cuore di Sargent, divenendone non solo modello prediletto ma pure segretario "particolare" inseparabile fino alla morte del pittore. Naturalmente Sargent rimase folgorato da altre bellezze italiane. Primo fra tutti un bellissimo Olimpio Fusco(FOTO 10), probabilmente un militare italiano al fronte alla fine del primo conflitto mondiale, con cui forse ebbe una constatazione amichevole senza troppo impegno. Ah, l'amour!