recensione diGiovanni Dall'Orto
De Pisis a Villa Fiorita [1996]. Cronaca di un malinconico tramonto
Questa biografia illustrata si concentra fin dal titolo sulle testimonianze relative agli ultimi anni di Filippo de Pisis (1949-fine del 1954), trascorsi nel manicomio (di lusso) di Villa Fiorita a Brugherio (Milano).
Gli autori hanno intervistato con zelo degno di miglior causa la gente del paese, dal lattaio al barbiere, e le poche persone (galleristi, parenti) che ebbero contatti con lui in quel periodo.
De Pisis soffriva dei sintomi, sempre più gravi, del morbo di Alzheimer (che si manifestavano anche con scoppi di aggressività, crisi depressive, perdita progressiva della capacità di parola), ma non era recluso. Gli era infatti concesso uscire (accompagnato) dalla clinica, girare per le cascine della zona, dipingere.
E di questo soltanto possono parlare le testimonianze che vengono dai paesani che lo videro nel corso di queste uscite: di un pittore, noto a tutti per tale, in preda con gli anni a una progressiva disgregazione della personalità. Tutto qui.
Di conseguenza quest'opera sarà certo interessante come curiosità biografica per chi voglia conoscere fino all'ultimo frustolo di dato relativo al pittore, ma non aggiunge assolutamente nulla alla conoscenza della sua vita e della sua arte: al massimo è una pagina di storia locale di Brugherio, per chi vi fosse interessato.
Non a caso gli autori, per dare sostanza al loro libro, devono dedicare la prima metà della loro opera a un riassunto biografico della vita di de Pisis, gestendo però con malcelato imbarazzo la questione - che "purtroppo" è centrale e ricorrente - della sua omosessualità.
Occorre infatti arrivare a p. 45 prima che la parolina tabù venga pronunciata (riappare solo a p. 74): prima di allora le notizie relative alle aggressioni subite da parte dei "modelli" che "posavano" per de Pisis vengono riportate senza alcuna spiegazione, come se fosse normale per un pittore essere rapinato e "picchiato a sangue" ripetutamente dai suoi "modelli".
Sfiorano pertanto la comicità frasi come
"In questo periodo [parigino, NdR] Pippo si vede costretto, a causa dei giovani modelli che conduce in camera, a cambiare spesso indirizzo. (...)
Si verificano anche delle aggressioni da parte di ragazzi invitati a salire, per posare, in camera o in studio" (p. 30).
Diciamo qui che la reticenza documentabile, in una biografia, non fa mai buona impressione, perché rivela che il biografo ha "accomodato" i dati che ci fornisce, mettendo così in discussione la propria attendibilità.
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Fra le notizie contenute segnalo, nell'intervista all'omonimo nipote (pp. 78-80), l'oscuro e contorto riferimento a Giovanni Comisso, amico intimo e biografo di de Pisis, che s'intuisce sospettato di voler ottenere firme e autenticazioni su tele di dubbia provenienza (de Pisis è uno dei pittori italiani più falsificati del XX secolo).
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Un curiosità in margine: villa Fiorita (chiuso il manicomio per effetto della "Legge Basaglia") ospita oggi gli uffici del Comune di Brugherio, ed è quindi aperta al pubblico: il parco funziona come giardino pubblico, ed esiste ancora la "serra de Pisis" (ristrutturata e usata dai vigili urbani), che era quella che il pittore usò per lavorare ad alcune delle sue ultime tele.