recensione diGiovanni Dall'Orto
Mi sa che quella è lesbica (2011). Zeus One "capisce" perché le donne non lo vogliono.
Ogni medaglia ha il suo rovescio, pertanto lo sdoganamento del tema lgbt nei videoclip italiani avvenuto nel 2010/2011 non poteva non avere il suo. Che consiste nel fatto che lo sdoganamento riguarda tutti: belli, brutti, ed anche orribili, come nel caso di questo trucidissimo video.
Qui abbiamo la sotto-cultura tamarra che, come un fiume carsico, riemerge alla luce dalle profondità sotterranee in cui ha allignato fin qui.
Trarre un video da questa "canzone" è stato né più né meno che un crimine, e il regista dev'essersene accorto, dato che il clip è svogliato e tutto al livello del minimo sindacale, con due luci prese in prestito dal fotografo della prima comunione, due sgallettate che sculettano, e tre o quattro zarri assortiti che rappano frasi come:
Cosa ti devo dire fra'
mi sa che quella è lesbica,
si fa guardare e non la dà:
mi sa che quella è lesbica...
Il fatto che la signorina non desideri essere fottuta dal cantante è incomprensibile, in quanto
sono grasso,
però ce l'ho grosso
come un elefante
del materasso.
Il resto della canzone è esattamente sugli stessi livelli ("non sono bello come i divi alla tivù / ma so fare con la lingua quei giochini che vuoi tu"), cioè a livello zero.
Spiegare ai truzzi rappeggianti che se un ragazza non vuole darla a loro, forse è solo perché è il loro modo di essere a renderli inscopabili, è sicuramente inutile. Infatti, per sentirsi confidare da una ragazza etero che i ragazzi etero sono troppe volte puzzolenti, volgari, infantili, egocentrici, fallocratici eccetera, occorre essere gay.
Quindi i tamarri in questione non scopriranno mai le ragioni del loro scarso successo erotico, preferendo pensare che se una non la vuole dare non è perché preferisca uomini meno cavernicoli di loro, ma perché è lesbica.
Ah.
Poi però non chiedano perché mai "tutte le fighe preferiscono andare in giro con quegli stronzi fighette dei gay"...
(P.S. "Chi è tamarro danneggia anche te.
Digli di smettere"...).