recensione diMauro Giori
L'indiscreto fascino del peccato
Ambientato in un convento alquanto "alternativo", L'indiscreto fascino del peccato è rimasto uno dei film più arditi di Almodovar, con la sua madre superiora lesbica eroinomane, suor Vipera che sublima l'amore per il cappellano cucendo un'intera linea d'alta moda per la Madonna, suor Sterco che ha visioni mistiche procurate dall'LSD, suor Ratto di Vicolo che scrive di nascosto romanzetti per casalinghe frustrate, suor Perduta che accudisce una tigre ed è una fanatica della pulizia.
Anche se questo catalogo di bizzarrie fa pensare al primo Almodovar, felicemente dilettantesco e scombinato (nel cui stile rientra anche l'idea di Virginia mangiata dai cannibali e di suo figlio allevato dalle scimmie), in realtà L'indiscreto fascino del peccato segna un passo significativo verso la maturità del regista. La commedia, non a caso, lascia spazio crescente al dramma e a una costruzione più attenta dei personaggi, soprattutto di quello, molto sofferto, della madre superiora, incapace di contenere un amore tanto cieco da portarla a opprimere chi le sta intorno, anche se vorrebbe solo essere riamata. E i fatti le danno sistematicamente torto: le ragazze "redente" preferiscono confidarsi con altre suore; una giovane di cui si era innamorata l'ha piantata e quando torna al convento a chiedere protezione non ci pensa due volte a lasciare che sia arrestata, per proteggere Yolanda; stronca i romanzetti di suor Ratto che invece ottengono recensioni entusiaste; spera di offrire a Yolanda, la nuova arrivata di cui si è innamorata, un ambiente accogliente ma la soffoca al punto da indurla a ribellarsi alle sue attenzioni; infine, tutta presa dai suoi progetti per racimolare soldi e fondare un nuovo ordine, non si accorge che tutte le consorelle la stanno abbandonando.
Tra i momenti più significativi che segnano la relazione della superiora e di Yolanda, intorno alla quale ruota tutto il film, ve ne sono quattro di particolare bellezza. Il primo è l'arrivo di Yolanda al convento, durante una messa e nel momento della comunione: quando la vede, la superiora si stacca dalle altre suore in coda per comunicarsi e al loro stesso ritmo si dirige verso di lei, il cui corpo fin d'ora preferisce a quello di Cristo. Il secondo è la dichiarazione d'amore, passionale e dolente, a suon di bolero. Il terzo è il colloquio più franco fra le due, inquadrate dall'esterno della stanza in modo che rimangano ciascuna dentro la cornice di una finestra, divise da un muro che dice tutto sulla distanza che le separa e sull'impossibilità del loro rapporto. Infine, il finale, quando la superiora scopre la stanza di Yolanda vuota, capisce che tutti i suoi progetti non hanno più futuro e si abbandona a un urlo straziante, culmine di quel melodramma che è destinato a divenire uno dei generi preferiti di Almodovar.
La versione italiana di questo film necessita di alcune note. Che un film debba essere visto in lingua originale è un principio sacrosanto per il quale ogni cinefilo che si rispetti deve essere pronto a morire sulle barricate, ma in questo caso non è solo un opportuno partito preso, poiché i danni del doppiaggio sono tali e tanti che l'edizione italiana si deve considerare a tutti gli effetti un film diverso (per altro in buona parte incomprensibile) rispetto a quello originale.
Già il titolo non c'entra nulla con quello originale e insinua un inopportuno rimando a Buñuel, mentre persino i nomi delle suore sono stati rimaneggiati (suo Sterco diventa suor Squallida, e suor Ratto diventa suor Maltrattata da Tutti!).
Ma questo è nulla di fronte al fatto che il doppiaggio stravolge completamente la sceneggiatura originale, battuta dopo battuta, riscrivendola in modo del tutto arbitrario. In parte questi interventi rappresentano un tentativo censorio di addolcire le provocazioni di Almodovar, soprattutto quando si fanno esplicite nei confronti della Chiesa come istituzione. Ne sono buoni esempi la proposta avanzata dalla spacciatrice alla superiora di aiutarla nel suo lavoro (che in italiano diventa la proposta di aprire insieme una cooperativa), e il discorso di suor Vipera per spiegare la sua collezione di abiti per la Madonna con la necessità di aggiornare l'immaginario della Chiesa, che viene trasformato in uno sproloquio sul fatto che la Madonna, non essendo più povera, può permettersi degli abiti nuovi (la questione viene quindi spostata da una precisa critica alla Chiesa a una vanesia elucubrazione personale della suora). Lo stesso accade quando si affrontano questioni vagamente teologiche, come nel caso delle riflessioni della superiora sul peccato e sul senso della morte in croce di Cristo.
Ma non si tratta solo di imborghesire il film, limandone l'avversione per la Chiesa o le amene volgarità. In altri casi, infatti, le ragioni dei cambiamenti sono poco chiare e possono essere attribuite caso per caso a semplice ignoranza, mancanza di rispetto per l'opera originaria, assenza di professionalità, e a un'irritante presunzione di stupidità del pubblico, che si ritiene non arrivi a capire determinate cose che il doppiaggio si incarica allora di spiegargli e di rendergli esplicite, inserendo persino battute laddove non ce n'erano.
In qualche altro caso, infine, i cambiamenti del doppiaggio rispondono alla necessità di rattoppare i numerosi tagli inflitti al film per la sua distribuzione italiana, che ammontano complessivamente a circa venti minuti. Il film diviene così pressoché incomprensibile, perché sotto le forbici cadono sequenze fondamentali per l'intelligenza della trama. A soffrire sono soprattutto lo sviluppo del personaggio di suor Ratto e il rapporto tra la superiora e la marchesa (scompaiono infatti sia la sequenza in cui la marchesa annuncia che non sosterrà più il convento, sia quella in cui legge la lettera spedita dall'Africa: della vicenda che la riguarda mancano dunque il punto di avvio e quello di arrivo!). Ma anche il rapporto tra la superiora e la stessa Yolanda soffre: ad esempio il già citato dialogo ripreso dall'esterno dell'edificio è stato tagliato, mentre il bolero è rovinato dalla sovrapposizione di un banale dialogo mentale tra Yolanda e la superiora, inventato di sana pianta.
Un esercizio istruttivo (triste e divertente insieme) per comprendere idiozia ed entità degli interventi del doppiaggio italiano è quello di guardare la versione pubblicata in dvd di recente da Rarovideo, ascoltando il film in italiano e mettendo i sottotitoli in italiano (che non seguono il doppiaggio ma traducono la versione originale spagnola): tutti i contrasti risultano così immediatamente evidenti, mentre le sequenze a suo tempo tagliate sono lasciate in lingua originale. Attenzione però, nemmeno l'edizione in dvd è integrale: manca infatti una sequenza in cui Yolanda si esibisce nel locale dove lavora all'inizio del film e subisce delle avance da parte del suo capo (sequenza inclusa nell'edizione italiana già pubblicata in VHS da Fonit Cetra nel 1994, versione vietata ai minori di 18 anni, mentre oggi il film risulta vietato ai minori di 14).