recensione diGiovanni Dall'Orto
What what (in the butt) (Samwell, 2007)
Questo divertente video camp è stato il primo, fra quelli a tematica gay, a comprendere le potenzialità offerte da un nuovo sito lanciato l'anno precedente (2006), Youtube, che permettevano di aggirare il problema della censura Tv sui video a tema esplicitamente sessuale.
Esso è infatti nato espressamente per la Rete, dato che le parole escludono a priori la sua apparizione in Tv:
Ebbene: contro ogni più rosea previsione dei creatori, alla data del luglio 2010 il video aveva ricevuto lo sproposito di trenta milioni di visite su Youtube. Molte più di quanto gli autori s'aspettassero, tant'è che la boutade visiva della croce ardente che apre il filmato, che sarebbe passata sotto silenzio se il video non fosse diventato così celebre, è motivo d'imbarazzo ora che il clip è una celebrità mediatica (il sesso è ormai un mercato ed è quindi ok esibirlo, la religione invece è un tabù e quindi non è affatto ok criticarla).Ho detto: "Cosa, cosa? Vuoi farlo nel culo?"
Vuoi farlo nel mio culo, nel mio culo?
E facciamolo nel mio culo, ok!
(...)
Dàmmelo, se ti fa piacere
ed io ti darò quel che ti serve".
Tant'è che per cercare di mettere una toppa sul buco viene ora ridicolmente spiegato che si tratta d'una dichiarazione visiva sulle credenze spirituali di Samwell. (Infatti è palese a tutti che il posto migliore per esprimere la propria spiritualità è una darkroom...).
Il filmato è fatto con pochi mezzi ma è ben curato. Presenta il cantante in tre diverse acconciature da "cuccatore" da discoteca (una della quale esibisce la scritta "what what" in borchie metalliche sul sedere), esibite in contemporanea, mentre balla e canta su uno sfondo modificato di continuo da effetti di computer-graphic.
Il risultato è più che dignitoso, e la sfacciataggine camp del cantante, un negretto "convinta" al 101%, è assolutamente spiazzante, e molto divertente.
Questo spiega il successo straordinario del video, che è diventato un "fenomeno mediatico" grazie ai soli mezzi della Rete, al punto da meritarsi una parodia nel cartone animato South Park.
Se sapete l'inglese e v'interessa un'intervista con l'autore che commenta le reazioni suscitate da questo bizzarro video, la trovate su Youtube.