recensione diGiovanni Dall'Orto
Toi t'en rêves (Narcys, 2007)
Di questo videoclip esistono due versioni: quella "censored", che è stata trasmessa in tv, e quella integrale, che è stata vista solo in Rete, grazie alla pagina Myspace dell'allora sconosciuto cantante Narcys, bisessuale dichiarato.
La canzone che entrambi i video illustrano (molto bella e cantata con una voce gradevole) tratta del tema della transessualità nell'infanzia: "Tu sogni di mostrar loro chi sei / e soffri da morire per il fatto di non poter esistere".
La canzone si rivolge col "tu" a un ragazzino che da piccolo era perplesso quando un altro ragazzo ("lui") voleva essere un cowboy mentre egli giocava con le bambole, e si sentiva simile a sua madre e non a suo padre. Entrambi sono cresciuti, e
Ora lui gioca con le bambine, e tu resti in fondo al cortile.
Così sicuro di sé: quanto l'invidii! Ma il tuo cuore arde d'amore...
Scrivi lettere che non spedisci: lui non le leggerebbe neppure.
Su queste premesse il video ha costruito una storiella graziosa (anche se decisamente confusa) utilizzando i pupazzetti tipo "Lego" e la videografica.
Siamo in una fabbrica automatizzata che produce pupazzetti/esseri umani. Il nastro trasportatore porta al suo destino un nuovo carico di materiale grezzo, privo di connotati e colore, salvo un unico esemplare, che è già cosciente di sé e si guarda attorno curioso.
I pupazzetti passano attraverso il "normalizzatore" (e il pupazzetto-protagonista riesce a schivarlo), e poi premono il bottone per la scelta dell'identità di genere (indicata erroneamente in inglese maccheronico come "sex identity"), uscendone colorati di rosa o blu, e con vestiti e chioma adatti al sesso prescelto. Il protagonista, invece, inizia a giocare con la macchina premendo entrambi i bottoni, causa un errore, e ne viene fuori mezzo rosa e mezzo blu. (Noterò qui solo di passata l'equivoco ideologico, che potrebbe essere non involontario dato che è propugnato dalla cosiddetta Queer theory, secondo cui uno l'identità di genere, cioè il fatto di sentirsi uomo o sentirsi donna, se la può scegliere. Ma potendo trattarsi di una semplice licenza narrativa, lascerò correre).
Il passo successivo è la seduta d'Educazione.
Un documentario educativo mosta che l'eterosessualità è YES, mentre sono NO l'omosessualità, le coppie inter-razziali e i rapporti a tre (e qui il documentario mostra pupazzetti impegnati in atti sessuali espliciti, cosa che ovviamente in tv non poteva passare liscia).
Il nostro pupazzetto disapprova questa visione delle cose, scuotendo vigorosamente la testa di fronte agli YES e approvando di fronte ai NO, ma tutti gli altri annuiscono e negano in perfetta sintonia col filmato.
Finita la programmazione, il nuovo carico esce dalla fabbrica. I maschi dalla porta dei maschi, le femmine da quella delle femmine, e il nostro pupazzetto da quella degli errori.
Restato solo, si guarda attorno desolato.
Ma ecco che dalla fabbrica esce un altro pupazzetto, con la gonna blu e i pantaloni rosa.
È amore a primissima vista, nonché lieto fine.
Il messaggio del video è sufficientemente chiaro da non avere bisogno d'ulteriori commenti. È palese che qui s'è voluto dare un messaggio positivo sul diritto alla differenza sessuale, nonché una critica al conformismo alienante di quella che Mario Mieli chiamava "edu-castrazione".
Ciononostante lascia perplessi la confusione mentale che il video esprime a proposito delle diversità d'identità di genere.
Diciamo che l'ideologia del paradigma eterosessuale è così forte che neppure parlando d'una critica ad esso si riesce ad uscirne. Perché l'omino col maglione rosa e i pantaloni blu alla fine troverà la donnina con la gonna blu e i pantaloni rosa, e la polarità eterosessuale maschio (sia pur "sbagliato") e femmina (sia pur "sbagliata") in questo modo viene ricostruita laddove tutto, nel video, lasciava pensare che fosse di transessualità che si stesse parlando.
E in effetti la canzone di questo parla, mentre il video al più tratta di eterosessuali non perfettamente conformi ai ruoli maschile/femminile imposti dalla società.
In altre parole il video ha, come mille altre volte, ahinoi, "eterosessualizzato" il messaggio del testo della canzone. Magari senza neppure accorgersi di averlo fatto.
Devo comunque ammettere che il bilancio su questo clip non è negativo.
Da un lato, infatti, chi non sapesse il francese può comunque godere il video (che è molto grazioso e realizzato con cura e senso del ritmo) come una critica alla rigidità dei ruoli sessuali per maschi e femmine, ed effettivamente letto in questa prospettiva il video sta perfettamente in piedi.
Dall'altro lato, poi, il video ha inserito una sezioncina sulla sessualità e la famiglia omosessuale che non era presente nel testo della canzone, il che in qualche modo funziona da risarcimento per quanto è stato tolto...
Ciò detto resta comunque interessante rimarcare quanto sia difficile, per la mentalità eterosessuale, riuscire a entrare nel fenomeno della transessualità e dell'omosessualità, che senza volerlo vengono lette in chiave di un "terzo sesso" che è una "via di mezzo" fra i comportamenti eterosessuali maschili e femminili, come in questo clip.
Per fortuna i pregi della canzone e del filmato d'animazione sono tali da meritare comunque (e da far consigliare agli amici) la visione di questo video.