recensione diGiovanni Dall'Orto
I want to break free (Queen, 1984)
La vicenda di questo video è, io credo, l'esempio migliore di quanto fosse difficile e spesso ipocrita negli anni Ottanta il rapporto fra tematica gay e mondo dell'industria musicale.
L'omosessualità del cantante dei Queen, Freddie Mercury, era uno dei segreti meglio preservati e pertanto più noti a livello mondiale. Anche perché Mercury frequentava imperterrito la scena gay, e solo una capacità d'autoinganno seconda solo al suo ego riusciva a convincerlo che fosse possibile essere celebri, e al tempo stesso frequentare certi postacci in incognito.
Il tema gay fu però sempre, fino alla morte di Mercury, totalmente tabù, per ragioni sia di marketing, sia di difficoltà personale (immagino che essere un parsi indiano nato a Zanzibar non costituisse la condizione socio-culturale migliore per prendere in considerazione un coming out).
Per una qualche ragione, in questo video i Queen decisero d'afferrare il toro per le corna, però senza rischiare troppo, prendendosi gioco delle voci ed aprendo il filmato con una scena in cui tutti e quattro erano travestiti da donna (Mercury senza tagliarsi i suoi celebri baffi). Questo succede nonostante le parole della canzone non facciano la minima allusione alla tematica gay.
Il travestimento era in realtà, come spiega la versione inglese di Wikipedia (luglio 2010), una parodia dei personaggi di una telenovela inglese di successo, Coronation street, ma ovviamente quest'allusione non fu colta dal pubblico al di fuori del suolo britannico.
Quest'ambientazione non era comunque la sola del clip: in un'altra scena fu usato addirittura il Royal Ballet (per una fantasia su Nijinskij, la cui omosessualità è celeberrima, ma ciò passò inosservato), in un'altra ancora appare un'ambientazione in miniera che ricorda molto da vicino Metropolis, il film muto del 1927 alla cui colonna sonora realizzata da Giorgio Moroder in quello stesso 1984 Freddie Mercury collaborò.
Le reazioni alla sola sezione in cui i Queen apparivano vestiti da donna (si noti, in modo palesemente goliardico e non sessuale: era travestimento, non travestitismo) furono esplosive. Mtv Usa (la più importante Mtv al mondo) mise addirittura al bando il video fino al 1991, proprio a causa di questa scena. Inoltre il brano non entrò mai ai vertici delle classifiche Usa, come era ormai abitudine per i Queen, e nessun altro loro brano ci sarebbe più riuscito per altri otto anni.
Questo disastro delle pubbliche relazioni fu possibile perché i Queen probabilmente sottovalutarono quanto ormai la notizia dell'omosessualità di Mercury fosse universalmente diffusa, cosicché il video, anziché risultare una blanda pernacchia ai pettegolezzi in materia, fu interpretato sia da fans che da detrattori come il tanto atteso - o tanto temuto - coming out, che invece Mercury non realizzò mai fino alla fine dei suoi giorni.
Si dice che Mercury, divinamente offeso, avesse per ritorsione (!) giurato in quest'occasione di non realizzare mai più concerti negli Usa, ma la colpa del disastro fu in parte sua, dato che recitò la sua parte con una tale carica camp civettuola che solo un cieco (per esempio, lui stesso) avrebbe potuto evitare di notare che quello che canta non è un semplice tizio con vestiti buffi, ma una vera e propria drag-Queen.
In parole povere, il pubblico dimostrò maggiore intelligenza di coloro che realizzarono il video, che non avevano compreso che i tempi erano cambiati, e che trattarono un tema ormai esplosivo come se fosse un argomento su cui era ancora possibile sbrigarsela con barzellette da bar o teatrini da oratorio.
Secondo Wikipedia italiana (a cui non posso fare a meno di ricorrere, nonostante essa sia notoriamente sensibile ai pettegolezzi, perché le polemiche di quegli anni - su carta, o a voce - sono oggi in massima parte inaccessibili in Rete), a Rio de Janiero la riproposizione del travestimento del video fu addirittura accolto con un bombardamento d'oggetti contro il palco, che durò fino a quando Mercury si tolse infine gli abiti femminili.
Wikipedia non riconosce le vere ragioni (omofobiche) dell'episodio, spiegandolo risibilmente col fatto che la canzone era diventata un inno alla libertà per i latinoamericani, mentre
"il gruppo non era a conoscenza dell'importanza di questa canzone per il popolo Sud Americano, che aveva preso il gesto di Mercury (involontario) come una presa in giro".
(Resterebbe da chiedersi perché mai vestirsi da donna - involontariamente, in che senso?? - implichi farsi beffe dell'aspirazione alla libertà: semmai l'opposto. Ma questo ci porterebbe fuori tema).
Insomma, la vicenda dimostrò che il tema gay andava ormai trattato seriamente, nel bene e nel male, e che il tempo in cui era possibile limitarsi a considerarlo buono solo per gag d'avanspettacolo era finito. Come i Queen (e i loro produttori) scoprirono letteralmente a loro spese.