recensione diGiovanni Dall'Orto
Mon légionnaire (versione 1). (Serge Gainsbourg, 1988)
Serge Gainsbourg ha passato la vita a fare il "bambino terribile", divertendosi a creare sistematicamente scandalo e ad infrangere tutti i tabù possibili e immaginabili.
Per dare un'idea di chi fosse, a beneficio di chi fosse troppo giovane per averlo sentito nominare, basterà dire che una delle sue canzoni s'intitola "Les femmes, ça fait pédé" ("Le donne, sembrano checche"), che spiega: "Le donne sono effeminate, sono molto effeminate, talmente effeminate che sembrano checche". Ci siamo capiti...
Non stupisce quindi il fatto che solo una persona così potesse osare fare una cosa tanto demenziale quanto cantare in prima persona una canzone francese molto famosa, "Il mio legionario", che parla dell'amore per un soldato della Legione Straniera, lanciata nel 1936 dalla cantante Marie Dubas e resa celebre da una cover di Edith Piaf.
Ovviamente il testo, che era fortemente eterosessuale, una volta cantato da un uomo diventa scandalosamente gay:
Sapendo che Gainsbourg, che per decenni aveva riempito i periodici scandalistici dei suoi amori eterosessuali (compreso quello con Brigitte Bardot) era eterosessuale al di fuori di qualsiasi dubbio, diverte vedere la convinzione con cui canta di questo amore gay, e con che solennità scandisce frasi come "mi ha amato tutta la notte!".Non so il suo nome, non so nulla di lui.
Mi ha amato per tutta la notte,
il mio legionario!
E lasciandomi al mio destino
è partito nel mattino
pieno di luce!
Era snello, era bello,
profumava di sabbia calda,
il mio legionario!
C'era il sole sulla sua fronte
che metteva nei suoi capelli biondi
riflessi di luce!
Peccato che nel momento di passare dalla canzone al video qualcosa sia andato storto nella testa dei produttori e del regista.
Niente da ridire sulla scelta del bianco e nero e sull'ambientazione (un enorme capannone, camuffato da ambiente industriale) per riportare a quel 1936 in cui la canzone era nata: dopotutto, di legionari oggigiorno ne sono rimasti ben pochi.
Ok anche per la scelta di prendere un gruppo di ballerini e truccarli in modo da farli sembrare una manica d'evasi dal bagno penale. Inquietanti, ma pur sempre parte dell'atmosfera da cui nacque la canzone.
Perfino il tocco genettiano con cui sono ripresi i corpi guizzanti dei ballerini non è fuori luogo.
Il problema nasce proprio quando si decide di mostrarcelo, il famoso legionario tanto evocato. Sarà snello? Sarà bello? Profumerà di sabbia?
Ecco, s'apre il portone, e la sua sagoma si staglia controluce. E dopo qualche istante di suspense, il giovane si fa avanti.
Ma non è un giovane. È un bambino (un bambino, nella Legione Straniera? Ma in che delirio siamo finiti?). A lui il cantante s'avvicina con fare paterno.
E a questo punto senza nessun motivo o ragione o provocazione, la marmaglia si scatena e snuda i coltelli a serramanico e s'accinge ad attaccare.
Ma ecco che padre e figlio corrono verso un idrante, aprono l'acqua, e con essa sbaragliano, tutti soli, la marmaglia assassina! (In due contro dieci? E che sono, Goldrake?).
Fine del clip.
Ora, se affrontare il tema dell'omosessualità è un problema, un regista dovrebbe avere la decenza di dirlo ai committenti. E soprattutto di dirselo.
Anche perché se no la figura del menga ce la fa lui, se per evitare di trattare il tema inizia il filmato come Un chant d'amour e lo termina come Ufo robot. Come minimo, ci fa la figura di quello che non è capace neppure di narrare per tre minuti di fila senza distrarsi. Come massimo, sbaglia totalmente il video, come è accaduto in questo caso. Proprio perché le belle immagini patinate e i volteggi dei ballerini riescono inizialmente a dare una certa solennità alla vicenda, il tonfo del finale ridicolo e abborracciato stride ancora di più con la parte precedente.
Forse sarà stato per questo (ipotizzo) che dopo questo video scombiccherato e deludente Gainsbourg ha creato una seconda versione del clip, sempre sulla stessa canzone.
Con risultati, questa seconda volta, decisamente azzeccati.