recensione diGiovanni Dall'Orto
Homosapien (Pete Shelley, 1981). Forse il primo videoclip a tematica gay.
Questa follia visiva camp è uno dei primissimi videoclip, e forse addirittura il primo, ad aver affrontato il tema omosessuale.
Se guardate su Youtube ne trovate anche varie versioni alternative e cover.
Di questa canzone Wikipedia spiega che
"fu bandita dalla BBC per "riferimenti espliciti al sesso gay"; il che non le impedì di ottenere uno straordinario successo nelle discoteche d'Europa e Nord America. In questo periodo, Pete Shelley parlò apertamente della sua bisessualità"
(all'epoca non esisteva ancora il "queer", quindi se si voleva fare mezzo coming out soltanto si ricorreva alla "bisessualità": nel senso che piacevano sia gli uomini che i maschi).
Il titolo inglese è proprio come l'ho scritto, "Homosapien", senza la "s" finale. E a chi parla inglese la parola "homo" richiama immediatamente più il concetto di "homo/sexual" che quello di "uomo".
Shelley gioca su questo fatto, e lo slittamento dalla classificazione biologica a quello sessuale è immediato:
"Io e lei, signore / siamo entrambi homo sapiens. / Homo superior / dentro di me [ma anche: "nel mio appartamento"] / ma dalla pelle in su / anch'io sono Homo sapiens"
(...)
"Ed io spero e prego solo che il giorno del nostro amore sia a portata di mano.
Lei ed io, io e lei, saremo due in uno, comprende?
E il mondo è talmente sbagliato che io spero che noi saremo forti abbastanza,
perché noi siamo soli e la solo cosa nota è il nostro amore.
Non voglio classificarla come un animale nello zoo,
ma mi pare buono sapere che è un homo sapiens anche lei".
Sarebbe stato esagerato pretendere che un messaggio tanto sfacciato avesse una rispondenza anche nelle immagini, nell'epoca in cui il videoclip come lo conosciamo oggi stava muovendo solo i primi passi.
E in effetti il cantante (vestito ingessatissimo in giacca e cravatta e con un viso serissimo, che immagino voglia simulare l'aria del conferenziere scientifico) si muove all'interno d'una stanza vagamente surreale da programma di Piero Angela, circondato da oggetti dal significato culturale, storico, scientifico, che di tanto in tanto si espandono in una pagina di testo d'enciclopedia che spiega concetti legati all'esperienza intellettuale della razza umana.
Insomma, questo video cercò di far finta d'essere il commento visivo d'una canzone d'antropologia culturale o magari paleontologia, ma ovviamente non ci credettero né gli autori, né tanto meno i censori della radio-tv britannica...
Riscoprirlo adesso, con la sua ingenuità da un lato, e il suo testo molto coraggioso (un vero inno alla solidarietà fra gay), fa oggi un certo effetto.
E a me è piaciuto.