recensione diGiovanni Dall'Orto
Castrati di Dio.
Librettino da "edicola delle stazioni", di sole 96 pagine e pure molto tascabili. Nonché pieno di gravi e fastidiosi refusi.
Dalla lingua usata parrebbe un estratto o più probabilmente un riassunto da un'opera del primo Novecento.
Più che altro si tratta d'una congerie di pettegolezzi sul fenomeno dei cantanti castrati nell'epoca barocca, con particolare enfasi su quelli a sfondo sessuale.
Alle pp. 40-48 parla degli entusiasmi omosessuali dell'epoca per la bellezza androgina dei castrati (che recitavano in parti femminili), ma senza mai citare le fonti delle proprie affermazioni.
In particolare:
A p. 40-41 è citato il brano delle Memorie del Casanova relativo alla passione del cardinal Borghese, a Roma, per un giovane castrato.
A p. 42 riassume in poche righe le testimonianza della passione omosessuale degli italiani per i castrati nelle parole di Barbier, Charles de Brosse, Montesquieu.
A p. 43 riassume la trama del romanzo Sarrazine di Honoré de Balzac, che ha per coprotagonista per l'appunto un castrato, di cui s'innamora uno scultore credendolo una donna.
A p. 44 riassume la relazione del Casanova con un castrato, rivelatosi in realtà donna in panni maschili (!).
A p. 46, infine, accenna alla relazione fra il castrato Cortona (che era eterosessuale), con Gian Gastone de' Medici, nonché alla passione di Cristina di Svezia per i castrati.
A p. 74 discute poi brevemente (e respinge) l'ipotesi che l'amicizia fra il Metastasio e Farinelli (che ci è documentata della affettuosissime lettere del primo al secondo), fosse di carattere omosessuale:
"Stando ad una lettera datata Vienna 26 agosto 1747, l'ipotesi è da respingere. Scrisse il Metastasio: "Non so esprimermi meglio che dicendovi che v'amo quanto merita d'esser amato Farinello.
Ma sospendiamo queste tenerezze, affinché qualche maligno ci appiccichi un'impostura di quelle che servono a consolar l'invidia intollerante dell'onesta, tenera, vera, disinteressata amicizia" (p. 74).