recensione diGiovanni Dall'Orto
Diversi, I [1975]
Hans Mayer ha voluto "dimostrare" in questo libro, attraverso l'analisi di alcuni personaggi della letteratura (ebrei, donne, ed omosessuali) che la società occidentale, e le dottrine che si richiamano alla Ragione, hanno fallito clamorosamente nel raggiungere le loro mete.
Insegue così per tutto il libro il fantasma di questo "illuminismo" fallimentare, ma si riduce poi a fare un'analisi che non esce mai dall'àmbito dei suddetti personaggi della letteratura, quindi estremamente falsata e parziale (il vero titolo avrebbe dovuto essere, per correttezza, Il diverso nella letteratura europea degli ultimi quattro secoli).
Difetti a parte, il libro fornisce però un gran numero d'informazioni preziose, difficili da reperire altrimenti, specie su scrittori tedeschi omosessuali (August von Platen, Klaus Mann, Johann Joachim Winckelmann).
Fra gli scrittori omosessuali esaminati c'è anche il danese Hans Christian Andersen: è magistrale la lettura delle sue fiabe come rispecchiamento della sua condizione di "brutto anatroccolo" (ma destinato a volare verso sud, cioè verso la tollerante Italia, unendosi ai suoi simili, cigno e non brutta anatre), "sirenetta" (mezza-donna e mezzo-mostro) invano innamorata di un bellissimo giovane "normale"; "soldatino di stagno" (buono, ma impedito a vivere l'amore nel suo amore per un suo "difetto") e così via.
Ottimo anche, alle pp. 194-209, il capitolo "La lite tra Heine e Platen", che presenta un'analisi della caricatura di Platen come esteta omosessuale fatta da Heinrich Heine nei suoi I bagni di Lucca, e le ragioni della lite che portarono a tale satira (Platen aveva attaccato per primo, sfottendo Heine per le sue origini ebraiche).
Bella e onesta, infine, la biografia di Klaus Mann, personaggio che in Italia non è noto quanto meriterebbe.
Insomma, al di là della fastidiosa costruzione "a tesi", resta una lettura molto interessante e assolutamente raccomandata.