recensione diGiovanni Dall'Orto
Stelle che bruciano. Quando il "pervertito" ama le donne.
Antologia del "meglio dei racconti di fantascienza" dell'anno 2005.
Alle pp. 407-418 appare il racconto di Charles Coleman Finlay, Pervertito, (tit. or.: Pervert, da "Fantasy & Science Fiction", March 2004), che ricade in un filone abbastanza sfruttato nella fantascienza a proposito di omosessualità, quello del "Mondo all'inverso", che si chiede cosa accadrebbe se "noi" fossimo "quelli là" e "quelli là" fossero "noi".
Da uno spunto ormai ritrito come questo l'autore è riuscito comunque a trarre egualmente un racconto che sta in piedi, grazie ad un paio di variazioni: il bersaglio qui è il moralismo sessuofobo della religione, e non più gli omosessuali (in passato infatti le vicende ambientate in questo filone normalmente ammonivano: teniamo sottomessi "quelli là"; perché se "quelli là" prendessero il potere "noi" vivremmo come vittime dei "loro" capricci e della loro nevrosi).
Il racconto inizia con la constatazione:
"Ci sono due generi di persone al mondo, gli omosessuali e gli idrosessuali. E poi ci sono i pervertiti come me".
Nel mondo in cui è ambientato questo racconto, i religiosi hanno inventato un metodo (che qui non rivelo) per propagare la specie senza che sia necessario il coito eterosessuale.
Il protagonista è quindi tormentato e si sente un "diverso" solo perché, a differenza degli altri, lui insiste a volersi innamorare di donne e a desiderare fare l'amore con loro, nonostante il tabù religioso e sociale rendano questo desiderio una spregevole perversione.
Insomma, questa volta l'eterosessuale prende il posto sociale del gay solo per mostrare al lettore non gay, che certo s'identifica in lui, quanto sia ingiusto essere limitati e repressi nei propri affetti da una regola esterna indiscutibile, imposta una volta per tutta da una religione che non è disposta a discutere i propri dogmi.
Il tema non sarà quindi nuovissimo, ma è svolto in modo efficace.