Travestimenti. Scritti d'occasione per Barbette ed Al Brown [1926-1938]

30 settembre 2008

Questa raccolta di articoli e scritti d'occasione ne comprende anche alcuni che Jean Cocteau dedicò a personaggi di cui si era innamorato (e non necessariamente in modo platonico).

Trattandosi di scritti d'occasione mirati sostanzialmente fare pubblicità alle persone celebrate, il tono tende ad essere letterario e un tantino retorico, con punte di pomposità, mentre il rapporto personale (e se caso anche affettivo) viene sempre occultato (almeno per il lettore che non ne sia a conoscenza in anticipo), dallo schermo di rapporti di altro tipo (mecenatismo, tifo sportivo ecc).

Ufficialmente Cocteau va in visibilio per queste persone perché in esse riconosce, da artista, l'artista delle loro rispettive specializzazioni. (Uff! Che fatica doveva fare l'autore dello scandaloso ed esplicito Libro bianco per poter parlare in pubblico dei suoi amori senza danneggiarli!).

Purtroppo l'introduzione, di Marco Dotti, invece di aiutare il lettore a trovare il filo d'Arianna in questo labirinto di nomi e cortine fumogene, facendogli sapere chi fossero i personaggi lodati e che importanza abbiano avuto nella cultura del loro tempo (e nella vita di Cocteau), è a sua volta un mero esercizio di stile, a tratti un parlarsi addosso per mostrare quanto "shcrive bbuono" il curatore. Peccato: gli italiani non riescono proprio a capire che lo scopo di un curatore è curare, non mettersi in gara con l'oggetto dello studio per far vedere che dal punto di vista dello stile letterario ce l'ha più lungo lui. Il che oltretutto nel nostro caso non è neppure vero...

Il titolo (e la foto) fanno riferimento a Barbette (nome d'arte di Vander Clyde, 1899-1973), l'eccentrico trapezista americano che si esibiva a Parigi e in giro per l'Europa negli Anni Folli... travestito da donna. E che donna!

Secondo Cocteau Barbette

"spinge all'estremo limite le grazie del femminile, si trasforma in donna, diventa non una donna, la la donna, e prevale, con artificio e menzogna, sulle donne più belle" (p. 50).

Cocteau non poteva avere letto la Sontag, ma questa frase non fa altro che definire Barbette un capolavoro del camp.

È certo per questo, immagino, che le foto che gli scattò Man Ray, riprodotte nel volume, riescono ad avere ancora un forte fascino anche ai nostri occhi smaliziati di moderni.

A Barbette sono dedicati gli scritti "Il numero Barbette" (Le numéro Barbette, "La Nouvelle Révue Française"; n. 154, 1 luglio 1926); "Lunga vita a quelli che amano il circo" (Salut à ceux qui aiment le cirque, programma di sala, riedito 1949), "Un racconto" (postumo); "Barbette e la morte" (Barbette et la mort, "Voilà", n. 323, 28 maggio 1937). In nessuno appaiono però cenni omosessuali espliciti.

Seguono gli scritti con cui Cocteau intendeva rilanciare (e il bello è che ci riuscì: aveva certo la stoffa del P.R.) dopo un periodo di eclissi la carriera del pugile negro Al Brown, che era diventato il suo amante.

Ma vista la severità del mondo dello sport rispetto a qualsiasi accenno a relazioni affettive tra uomini, nessun accenno a tale relazione appare o anche solo traspare negli scritti qui antologizzati, "Al Brown pugile" (1937), "Presentazione di Al Brown" (1937), e "Al Brown vagabondo" (1938).

Completa il libro un lungo pezzo letterario sui toreri (nulla di esplicitamente gay), tre scritti su Cocteau firmati da Yukio Mishima, Marcel Jouhandeau, e Jean Genet (guarda tu il caso, tutti e tre omosessuali!), e infine un'intervista a Barbette ormai anziano, "Visita a Barbette", di Francis Steegmuller (1966).

Quest'ultimo è il solo pezzo a contenere qualche cenno finalmente esplicito al carattere omosessuale della cerchia di frequentazioni amicali di Cocteau, alle pp. 119-121: Barbette racconta addirittura della volta in cui andarono insieme in un bordello a vedere film pornografici, e lì Cocteau ne chiese espressamente uno a carattere omosessuale... imbarazzando la maîtresse, che seppe cavarsela però con grande eleganza.

L'insieme che risulta da questo assemblaggio di rarità, che dubito che qualcuno avrebbe mai avuto altrimenti modo di leggere, è una chicca per i cultori del periodo fra le due guerre.

Per questo ho trovato fastidiosetti i refusi, un po' troppo abbondanti per un libro tutto sommato rivolto a bibliofili accaniti e a cultori della memoria di quel periodo e di quella cerchia di scrittori.

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