recensione diGiovanni Dall'Orto
Il desiderio e la ricerca dell'amore di Gildo (1908)
Frutto della mente malata di un geniale paranoico, questo scintillante romanzo autobiografico scritto verso il 1908/9, ha la virtù di rendere affascinanti e verosimili le più scombiccherate fantasie egocentriche dell'autore, Frederick Rolfe, autonominatosi "barone Corvo", che si aiuta con un prezioso linguaggio davvero liberty.
Il romanzo narra le peripezie di un inglese a Venezia, a cui si accompagna uno splendido ragazzotto, Gildo/Zildo, che è in realtà una ragazza, ma veste come e sembra un ragazzo (salvo ritrovare di colpo il sesso femminile alla fine, quando cade nelle braccia frementi del protagonista).
È trasposizione letteraria di un amante di Rolfe, di nome Ermenegildo Vianello, per gli amici... Gildo o Zildo.
Squisito gioco di specchi di un romanzo perfido e malizioso.
Nota: il titolo deriva da una citazione di Platone "Chiamiamo amore il desiderio e la ricerca della completezza", che è la chiave di lettura per comprendere il vero significato omosessuale di questo romanzo all'apparenza eterosessuale. Un significato tanto chiaro ai contemporanei, tutti riconoscibilissimi nei ritratti fatto da Rolfe, che il romanzo alla morte del suo autore era ancora inedito, e fu edito solo nel 1939.
Se vi piace questo romanzo, allora vi piacerà anche la biografia altrettanto eccentrica che nel 1934 Alfonse Symons dedicò all'autore.