recensione diGiovanni Dall'Orto
Ballo di famiglia. La soprendente bellezza della vita quotidiana.
Dei libri di Leavitt apparsi finora questo, che è il primo, è prevedibilmente il meno maturo, anche perché i racconti che contiene nascono da esperienze di sofferenza dell'autore (la morte della madre, l'accettazione della sua omosessualità) non ancora ben sublimate, e che stendono un velo di angosciosa sofferenza su tutti i personaggi.
Si noti che chi legga di seguito i libri di Leavitt troverà alcune vicende, in numero limitato, ripetute ossessivamente fin nei particolari ma sempre in modo nuovo e sempre da punti di vista differenti. È però proprio l'abilità di trarre emozioni ogni volta nuove da un materiale di partenza così limitato che rivela la statura di Leavitt.
Si veda in particolare:
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"Territorio": un giovane porta in visita dai genitori, trepidante, il ragazzo che ama.
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"Il cottage perduto" parla della crisi di un matrimonio: uno dei figli della coppia, Mark, è omosessuale.
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In: "Danni in transito" il padre di Danni è omosessuale.
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In: "Ballo di famiglia" è invece il figlio ad essere (segretamente) omosessuale.
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In: "Da queste parti", che vede tre sorelle di fronte alla morte del padre, una di loro ha una relazione con una donna.
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Infine in: "Devota" appare una coppia gay, e una ragazza amica/innamorata di uno dei due (la troveremo più vecchia e matura in Un luogo dove non sono mai stato).