recensione diMauro Giori
L'alibi del culturismo
La passione attuale per la cultura fisica ha radici lontane che affondano nell'800, ma è nel secondo dopoguerra che, a partire dagli Stati Uniti, le riviste cosiddette beefcake conquistano il mercato internazionale diffondendo la moda del culturismo e rifornendo consapevolmente il mercato erotico gay.
La più nota di queste riviste è Physique Pictorial, nata nel 1951 per fare da catalogo della AMG, un'agenzia specializzata in foto di culturisti fondata e gestita da Bob Mizer.
Pubblicata fino al 1990, Physique Pictorial è anzitutto una finestra aperta su quarant'anni di immaginario erotico gay, con centinaia di foto di centurioni, schiavi, marinai, militari, cowboy, motociclisti e di scene di bondage, spanking, lotta e molto altro, spesso ideate seguendo consigli e gusti dei lettori. Se nelle foto l'omoerotismo si fa sempre più evidente negli anni, fin dall'inizio i disegni di artisti poi divenuti celebri come Art-Bob o Tom of Finland sono inequivocabili, a dispetto delle loro didascalie comicamente autocensurate.
L'intento ufficiale della rivista è quello di offrire modelli agli artisti e di diffondere il culturismo, insieme pratica sportiva e filosofia di vita. Questi alibi offrono il pretesto per lanciarsi in una vera e propria lotta contro ogni forma di censura attraverso decine di articoletti sgrammaticati ma talora temerari, animati dal triplice intento di testimoniare gli eventi di cronaca (arresti di fotografi, sentenze censorie di singoli giudici, ecc.), creare opinione nei lettori (uno di questi articoli si intitola significativamente: "È la vostra America") e difendere il diritto alla libertà per tutto ciò che riguarda il sesso (negli anni '70 sosterrà apertamente cinema porno e prostituzione).
La rivista si occupa anche di censura morale e dedica vari articoli (completi di citazioni bibliche) a sostegno dell'idea che Dio ama il corpo, sicché non è peccato mostrarlo. Viene anche pubblicata la lettera di un entusiasta uomo di chiesa che sostiene che nel nudo maschile non c'è nulla di male perché Simon Pietro lavorava nudo (quando faceva caldo).
Per mettersi al riparo da qualsiasi possibile accusa Physique Pictorial sta bene attenta, di epoca in epoca, a non superare il confine di ciò che la legge stabilisce essere osceno o pornografico: negli anni '50 e '60 si possono mostrare solo modelli letteralmente "costumati", mentre dal 1969, in accordo alle nuove leggi, i costumi cadono e dieci anni dopo cade anche la censura sull'erezione.
Censura, beninteso, che non riguarda l'attività dello studio fotografico, ma solo l'offerta pubblica dichiarata: a più riprese la AMG sostiene di non possedere foto di nudo, ma la prassi era notoriamente ben diversa.
Un evidente fine promozionale emerge anche dall'abile autocensura nelle descrizioni biografiche che fanno da didascalie alle foto dei modelli, intese a sottolinearne gli aspetti socialmente spendibili, quasi a voler raccogliere un repertorio di buoni esempi per controbattere chi sostiene che la fotografia di uomini "nudi" sia moralmente devastante. Da questo punto di vista Physique Pictorial prolunga (formalmente) la propaganda, vecchia già di almeno un secolo, di un ideale virile fondato su un corpo atletico allenato dalla ginnastica da esibire anche nudo ma eroticamente disattivato, in quanto specchio di una parimenti ammirabile moralità interiore. Secondo queste didascalie i modelli sarebbero infatti tutti bravi ragazzi, altruisti, religiosi, studiosi. Insomma, la rivista vorrebbe apparire come una sorta di riedizione del sogno americano, sia pure... in mutande.
Può anche essere che Mizer, novello Von Gloeden aggiornato ai nuovi modelli della virilità, credesse sul serio nelle virtuose potenzialità della pratica culturista e nell'artisticità del ciarpame greco-romano delle sue foto. Ma un po' alla volta comincia ad affiorare la realtà: i profili personali si fanno meno idilliaci; si ammette che il culturismo per molti è anzitutto un modo per fare soldi; si parla di ragazzini che si fanno fotografare nudi solo per poi ricattare i fotografi, spesso conosciuti in chiesa; si pongono distinzioni nette tra veri atleti e culturisti della domenica, profittatori destinati a una decadenza fisica e morale che li porterà a diventare addirittura «creature pietose»; si fanno mezze ammissioni su ciò che accadeva realmente negli studi fotografici (ma non alla AMG, ovviamente!). Nei primi anni '70 si arriva persino ad ammettere che molti modelli sono prostituti e non disdegnano le orge. Negli anni '80 si va ancora oltre e i modelli vengono presentati come per lo più drogati, pigri, poco istruiti e in genere disponibili a tutto. Insomma quando i ragazzi calano le mutande il sogno si infrange.
Ma la verità è a portata dei lettori già molto prima, nero su bianco, sebbene in codice. A partire dal '63, accanto alle foto dei modelli appaiono infatti dei simboli vagamente esoterici che, opportunamente decodificati attraverso una tavola riservata ai clienti più fedeli (e che ancora non chiariva tutti i doppi sensi), descrivono fin nei minimi dettagli gusti sessuali, carattere, disponibilità e affidabilità di tutti i modelli, sicché la rivista diventa anche un vero e proprio catalogo per incontri a pagamento.
Inoltre pare che ai lettori dell'epoca del culturismo importasse ben poco! Physique Pictorial promuove infatti già nei suoi primi anni alcuni sondaggi dai quali emerge che i clienti della AMG non apprezzavano molto i corpi muscolosi e che l'unica cosa che importava loro veramente è che i modelli fossero giovani. Pur mantenendo l'alibi sportivo, Physique Pictorial si adegua alle richieste e negli anni diminuiscono i corpi muscolosi in posa e aumentano "i ragazzi della porta accanto", talora persino impegnati in attività domestiche. Sempre dai sondaggi risulta che la maggior parte dei lettori erano giovani tra i 25 e i 35 anni, maschi, scapoli, religiosi, laureati e che un terzo di loro ha gli occhi blu!
Nonostante tutto ciò, si inizia a parlare esplicitamente di omosessualità solo nel 1957, anche se in seguito diviene un argomento piuttosto regolare. Dalle generiche prese di posizione in difesa della libertà individuale (con inclusa pubblicità per associazioni gay quali il "One" di Los Angeles e il "Mattachine" di San Francisco) si passa così negli anni '60 a pezzi più "militanti" intesi a demolire i luoghi comuni più diffusi mediante del semplice buon senso. Uno di essi mette persino in burla la stampa omofoba con una divertente parodia intitolata "L'eterosessualità può essere curata".
L'argomento si fa spazio anche nella rubrica della posta con pareri di ogni tipo. Accanto alla lettera del disgustato signor DM che, profeta e illustre storico insieme, prevede per gli Stati Uniti la stessa fine di Roma, si può trovare così quella di una madre orgogliosa del proprio figlio gay (fidanzato e ben visto da tutti!) che dice di aver accettato... dal momento che lo psichiatra le ha detto che non ci si può fare niente!
Come si sarà capito anche da questi pochi esempi, Physique Pictorial offre un'occasione interessante, oltre che molto divertente, per seguire l'evoluzione della società statunitense nel secondo dopoguerra, ma anche e soprattutto dell'erotismo gay e di alcuni aspetti dell'organizzazione del mercato omosessuale di quegli anni. Insomma, questa "è la nostra America".
Nel 1997 la Taschen ha ripubblicato in tre volumi la collezione completa della rivista Physique Pictorial. L'opera è andata presto esaurita, ma è facilmente reperibile sul mercato dell'usato. Nonostante i suoi limiti (la riproduzione non è di qualità eccelsa ed è in bianco e nero anche per quei numeri che in origine erano a colori), questa riedizione offre l'occasione straordinaria di poter sfogliare tutti i quarant'anni della più nota e interessante delle riviste beefcake, pubblicata con una certa regolarità dal 1951 al 1990, anche se, nata come trimestrale, la rivista nei suoi ultimi dieci anni di vita uscì una sola volta all'anno.
Dal '57, inoltre, la AMG si mise anche a produrre e a vendere per corrispondenza brevi filmetti soft che rappresentano una tappa significativa nell'evoluzione del cinema porno gay e che venivano pubblicizzati sulla rivista, cui era anche possibile inviare idee per soggetti.
Pochi mesi fa l'intero patrimonio della AMG è stato acquistato da Dennis Bell e i suoi materiali (film inclusi) possono ora essere acquistati via internet.
La vicenda del fondatore della AMG, Bob Mizer, è stata invece raccontata nel film Beefcake (1999) di Thom Fitzgerald.