recensione diGiovanni Dall'Orto
La biblioteca erotica della piscina
Alla fama di questo libro del 1983, di cui per un certo periodo tutti nel mondo gay parlavano, ha certo contribuito la dose abbondante (fin troppo, a mio parere) di atti sessuali che la costellano.
La vicenda è ambientata nella Londra pre-Aids degli anni Settanta, dove un ricco giovanotto scioperato non ha altro da fare per ammazzare il tempo che frequentare palestre (con piscina) e "battere" come un forsennato cercando avventure erotiche a ripetizione, meglio se con negri.
Il caso gli fa incontrare, e salvare da un infarto, un anziano omosessuale, che gli affida alcuni diari proponendogli di scrivere la sua biografia. In questo modo le avventure narrate dai diari dell'anziano (anch'egli, come il protagonista, con un debole per i negri nerboruti) e quelle del giovane biografo, si sovrappongono e intrecciano nella narrazione, delineando analogie e differenze dello stile di vita omosessuale degli anni Trenta e Settanta. Il finale è a sorpresa.
L'intero libro appare come un lunghissimo preludio a qualcosa che non avviene. Nonostante le sue aspirazioni e sofferenze, il protagonista infatti vive nel vuoto interiore.
Come un bambolotto gonfiabile o un robot impazzito si muove di atto sessuale in atto sessuale, senza mai fermarsi agli improvvisi lampi di umanità rivelati dagli amici e dagli amanti che gli passano accanto, sempre pronto ad abbandonare il ragazzo "amato" se si presenta un'occasione "migliore".
Il clima descritto è quello precedente lo scoppio dell'Aids, ma il libro è significativamente dedicato ad una persona morta a 25 anni.
Come già detto, sono molte le descrizioni di atti sessuali, tante da rivelarsi, alla lunga, perfino un po' noiosette (ma ho notato che i lettori più giovani ne vanno pazzi proprio per questo: sarà una diversa concentrazione di ormoni nel cervello, immagino...).
Ho trovato invece simpatica la meticolosa per quanto frammentaria rievocazione dell'Inghilterra omosessuale degli anni Trenta e successivi, con apparizioni di personaggi come Benjamin Britten e il suo compagno Peter Pears (pp. 162-165 dell'edizione 1989 da me letta) o Ronald Firbank.