recensione diGiovanni Dall'Orto
Deep blue deluxe [2004]. Sul difficile confine tra erotismo e pornografia
Nonostante la confezione "deluxe" (cofanetto, rivestimento in tela nera) che si sforza di proiettare un'immagine d'elegante classicità, il tema scelto da questo volume è quanto di meno "classico" si possa immaginare.
Prodotto dalla rivista australiana "Blue", che s'era specializzata in foto di nudo maschile d'autore, questo volume raccoglie infatti solo immagini (omo)sessualmente esplicite, dall'erezione al coito vero e proprio.
L'impressione che ne ho avuto guardandolo è che siamo di fronte a un paradosso. Tra i nomi che firmano le immagini ne appaiono alcuni fra i migliori tra quelli di coloro che hanno sperimentato il nudo erotico maschile e gay, da Tom Bianchi a Carlos Quiroz, da Rick Castro a Slava Mogutin, da Henning von Berg a Clifford Baker, da "Kingdome 19" a molti altri ancora (c'è anche l'italiano Baly Hinter Wipflinger).
Eppure il risultato è decisamente inferiore a quello proposto di routine dai fotografi specializzati nella pura e franca pornografia gay.
Ovviamente non lo scopro io qui ed ora che da anni i fotografi di nudo sono particolarmente interessati alla "linea d'ombra" sempre in movimento che delinea il confine tra erotismo e pornografia. La sfida per tutti loro è riuscire a collocarsi quanto più vicino possibile alla linea, senza però oltrepassarla, per catturare il massimo possibile d'erotismo senza "scadere" nella pornografia.
Ebbene, a guardare questo libro direi che questo compito finora sia riuscito meglio ai fotografi che non si pongono il problema del confine (dato che stanno dichiaratamente al di là di esso) e che da molti anni ormai si concedono raffinatezze formali tali che almeno ad alcuni di loro il titolo di "artista" non si può negare. (Magari ci vorrà un secolo perché lo si possa fare senza controversie, però così stanno le cose).
Personalmente ho trovato questo volume un tentativo meritevole, ma fallito. Una volta virato in colori strani, sfocato, pixellato, puntinato, zoomato, illuminato e ombreggiato e quant'altro, un ca..., ehm, un membro virile du.. ehm, in erezione... alla fine sempre quella roba lì, rimane.
E se da un lato mi diverte il virtuosismo (e la pazienza) che a p. 112 Carlos Quiroz esibisce in una foto in cui cattura a mo' di fermo immagine lo spruzzo d'una singola, elegante goccia lattescente su fondo nero, si tratta pur sepre d'un'immagine che si esaurisce nell'originalità dell'idea; una volta fatta, però, diventa semplicemente "già vista".
Alla fin fine, ho trovato noioso tutto questo sesso esibito in tutte le sue declinazioni estreme (dal fistfucking in giù) nello sforzo spasmodico di "trasgredire". A cosa, però, non è molto chiaro.
Ciò che manca del tutto al libro è l'affettività, nonostante stiamo parlando di esseri umani nel bel mezzo d'interazioni (non fosse altro che quella tra fotografo e modello, spesso trascurata ma altrettanto potente di quella fra due modelli).
Non uno sguardo complice, non un cenno di desiderio, non un sorriso di complicità (con la sola eccezione di quello a p. 42, di Henning von Berg), non una dose di malizia, non un gesto di affetto. Nulla: ci troviamo di fronte al deserto delle emozioni, a macchine per il sesso, ad atleti dell'orgasmo... Situazione questa che ci omologa pericolosamente al mondo della pornografia da cui l'intenzione era di rimanere a distanza...
Questa assenza è tanto coerente - anzi, ostinata - per tutto il libro, da darmi la certezza del fatto che l'errore non stia nella produzione fotografica contemporanea di foto erotiche gay, bensì nell'occhio e nel modo di concepire la sessualità dei redattori che hanno selezionato le foto.
Peccato. Incursioni nella "terra proibita" a ridosso del mondo del "proibito" non sono frequenti, dunque è sempre un peccato quando una di queste rare occasioni viene tanto clamorosamente mancata...