recensione diGiovanni Dall'Orto
Oasis project [2003]. Quattro cuori e una capanna...
Seconda proposta editoriale di fila per Kazumi Ohya, disegnatrice gradevole e narratrice decisamente romantica.
Anche questo fumetto presenta una vicenda dai toni più sfumati rispetto alla media proposta in commercio fin qui, e con in più il tentativo di dare un piccolo sviluppo logico agli avvenimenti dei singoli episodi.
La trama è molto semplice. Un sedicenne, Naoyuki, è talmente bello da suscitare l'attenzione di tutte le coetanee (che però non lo interessano molto) e da suscitare infine persino l'accusa (falsa) d'aver messo incinta una ragazza. Lo scandalo e il disonore per la famiglia è tale che il giovane è spedito in un'altra città e in un'altra scuola, presso un giovane zio scrittore, nonché "pecora nera" della famiglia (è gay dichiarato) che gestisce una sorta di pensione, la "Oasis" (che nel fumetto è definita, chissà perché, "condominio", così come lo zio è definito "amministratore"). Nella pensione abitano anche un altro studente dello stesso liceo di Naoyuki, nonché un giovane e bellissimo poliziotto, separato di fresco dalla moglie.
Il caso, o l'opportunità narrativa, fa sì che Cupido scocchi frecce a gragnuola verso questo e quello; alla fine (non racconto qui la vicenda - molto semplice e lineare - per non togliere il gusto di scoprirla) ci saranno due coppie felicemente appaiate. E dopo il lieto fine per tutti, il nome della pensione assume un significato allusivo: una piccola oasi di pace e amore per quattro persone che in un modo o nell'altro hanno tutte avuto i loro problemi nel mondo esterno.
Ohya è un'autrice ad alto tasso di romanticismo, e il suo modo di trattare gli avvenimenti (nonché di disegnare le scene di sesso), è più pudico della media, accontentandosi di alludere senza necessariamente mostrare.
L'interesse dell'autrice va piuttosto alla descrizione della crescita dell'attrazione amorosa, al lento processo d'avvicinamento di due persone che faticano a gestire la loro omosessualità o perché ancora troppo giovani, o perché condizionate dalla società e dalle sue pretese (il matrimonio in primis, la famiglia, la rispettabilità sociale; e da questo punto di vista la società giapponese si rivela qui molto simile a quella italiana...).
Poiché è escluso a priori che in un fumetto boy's love due uomini si conoscano in un ambiente gay, perché ciò renderebbe esplicite da subito le loro tendenze, metà del gusto di questi fumetti sta nel dubbio tormentoso del fatto che la persona desiderata possa mai reciprocare il desiderio. Ovviamente si tratta d'una finzione narrativa (tutti sappiamo dalla prima pagina che i protagonisti finiranno a letto prima della fine dell'albo), ma la bravura di un'autrice sta nella sua capacità di rendere plausibile una simile situazione senza chiederci di ricorrere alla "sospensione d'incredulità" in dosi eccessive. Da questo punto di vista la Ohya mi sembra particolarmente brava (nonostante l'improbabilità statistica d'una situazione come quella da lei immaginata) a rendere credibili gli sviluppi emotivi dei suoi personaggi, che non sono mai forzati. Dopo tutto, potrebbe essere stata proprio l'omosessualità dichiarata dell'"amministratore" ad aver fatto scegliere agli inquilini (consciamente o non) quella pensione piuttosto che altre...
Nonostante la vicenda non abbia colpi di scena particolari, né dosi generose di sesso (Ohya lavora sotto l'insegna del Romanticismo: è un dato, e o lo si accetta e apprezza, o tanto vale evitarla), questo fumetto è un buon prodotto di genere, professionale, curato, e con una fisionomia sufficientemente particolare da distinguerlo dalla media dei prodotti simili messi in commercio in Italia fin qui.
L'unico difetto, a voler essere pignoli, sta proprio nel fatto che una narrazione tanto ben oliata e costruita lascia poche sorprese al lettore. Ma se si pensa alle trame scombinate e piene di salti narrativi di alcune colleghe della Ohya, la sua coerenza narrativa è solo la benvenuta.