recensione diGiovanni Dall'Orto
Dangerous visions [1967]. L'antologia dedicata ai temi "scottanti" nella fantascienza.
Questa antologia di racconti di fantascienza è celebre fra gli amanti del "genere" per essersi proposta come la prima antologia "rompighiaccio" sui temi "scottanti" o "pericolosi". Si era alla vigilia del "Sessantotto" e la contestazione era nell'aria...
Per una (buona) volta, l'omosessualità non fu censurata. E questo fu il segnale dell'apertura di questo genere letterario a un tema fin lì terribilmente tabù.
Fra i testi qui antologizzati si vedano, per il tema gay e lesbico, i racconti (tutti scritti espressamente per questa antologia):
****
Poul Anderson, "Eutopia" ["Eutopia", da: Dangerous visions, 1967] , pp. 291-308.
Un inviato in un mondo parallelo è costretto a fuggire dal mondo verso cui era stato inviato. Alla fine si scoprirà che era finito nei guai con la popolazione indigena perché non era stato avvisato del fatto che la società parallela non tollerava i rapporti omosessuali.
Scampato al pericolo torna dal suo ragazzo, nella decadente società del suo mondo, dove l'omosessualità è normale ed accettata.
Benché il racconto in sé sia bello e ben costruito come apologo sulla relatività dei costumi, l'omosessualità vi è ahimè sfruttata per caratterizzare come "decadente" la società da cui viene il protagonista. Anderson ha insomma sprecato un'occasione.
****
Samuel Delany, "Sì, e Gomorra" ["Aye, and Gomorrah", da: Dangerous visions, 1967], pp. 539-548.
Qui Delany, che successivamente avrebbe scritto una splendida autobiografia sulla sua esperienza di gay e scrittore, non osa ancora affrontare il tema omosessuale e sceglie prudentemente di parlare solo sotto il velo della metafora.
I viaggi spaziali sono possibili solo ad esseri umani castrati. La loro esistenza ha dato vita a una fauna di persone che li desiderano sessualmente: i "frelk": esiste una sottocultura, con luoghi di incontro eccetera.
Tutto ciò somiglia tanto tanto all'omosessualità... ma la somiglianza non diventa mai esplicita.
****
Philip José Farmer, "I cavalieri del salario purpureo" ["Riders of the purple wages". Da: Dangerous visions, 1967], pp. 60-124.
A p. 86 un marginale cenno alle relazioni omosessuali di Chib, ed alla corte fattagli invano dal critico d'arte dal simbolico nome di Luscus. Nulla d'interessante per il tema gay. (Il racconto è stato tradotto anche come "Il salario purpureo", in: I premi Hugo - 1955-1975, Nord, Milano 1979.
****
Henry Slesar, "Ersatz", ["Ersatz". Da: Dangerous visions, 1967], pp. 412-415.
Un soldato arriva in un rifugio atomico quando la guerra ormai volge al peggio.
Trova solo generi di conforto surrogati (questo significa, in tedesco, la parola "ersatz").
E perfino la donna che lo accoglie è un surrogato: uno sguaiato travestito... e ciò lo spinge alla follia.
Esagerato!