Sessualità e lotta di classe [1968]. Un saggio sessantottino sulla libertà sessuale.

28 settembre 2005

Saggio teorico-filosofico sulla sessualità, figlio del periodo del "Sessantotto", allora in pieno svolgimento.

Benché ovviamente le teorizzazioni di Reiche parlino un linguaggio che oggi suona quasi alieno, conservano un loro interesse storico le pp. 166-175 (Omosessualità latente e "livellamento dei sessi"), nelle quali si discute d'omosessualità.

Reiche scrive prima della nascita del movimento di liberazione gay, ed esprime concetti che facevano parte dell'humus da cui esso nacque, apparentemente "dal nulla".
Oggi, nel tentativo di (rin)negare queste radici (giuste o sbagliate che fossero) viene propagandata la leggenda secondo cui il movimento gay sarebbe nato negli Usa, a Stonewall, una sera in cui le checche avevano le palle girate perché era morta un'attrice di cui erano fans sfegatati, e si sfogarono... picchiando i poliziotti.

È stato addirittura prodotto un film, dal titolo Stonewall, per sostenere tale bizzarra tesi "revisionista".

La verità, per quanto scomoda, è più semplice, e questo libro ce ne mostra il volto, restituendoci le teorizzazioni (magari pallosissime, ok) che erano già "nell'aria" fra i gay più giovani, erano "pensiero diffuso" e comune fra coloro che fondarono quel movimento.

Reiche (presidente di un'associazione studentesca marxista tedesca), mescolando Freud, Marx, Adorno e Fromm, sottolinea in queste pagine il carattere pervasivo dell'omosessualità: essa è insita in ogni individuo, in fase latente o meno (wow!).

Il tabù antiomosessuale è così forte nella nostra società, che l'omoerotismo latente può essere sfruttato a scopi repressivi (per esempio dalle dittature, che conoscono sempre ambigui rapporti fra il "duce" di turno ed i suoi seguaci) senza che coloro che ne sono vittime abbiano il coraggio di riconoscere la vera natura di questo rapporto (e ad essere sinceri, questa è una tesi da La personalità autoritaria di Adorno).

L'ideale, conclude Reiche, sarebbe una società in cui la bisessualità naturale di ogni persona avesse modo di esprimersi pienamente, facendo così scomparire le categorie umane distinte dell'"omosessuale" e dell'"eterosessuale".

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