recensione diGiovanni Dall'Orto
Epigrammi di Callimaco di Cirene [secc. IV-III a.C].
Callimaco fu uno dei più celebri poeti greci d'età alessandrina; nacque verso il 310 a.C. e morì verso il 240 a.C. (sulla sua opera vedi: Luigi Lehnus, Bibliografia callimachea, 1489-1988, Università di Genova, Genova 1989).
Si vedano in questa antologia (con testo greco a fronte) dei suoi (pochi) epigrammi superstiti, gli epigrammi omoerotici (il fatto che alcuni siano tali è però rivelato esclusivamente dalla loro inclusione nel XII libro dell'Antologia palatina, dedicato appunto all'amore omosessuale).
[Nota: nell'elencarli ho preferito seguire la numerazione della (più facilmente rintracciabile) Antologia palatina, indicata da qui in poi come AP, al posto di quella proposta nella presente edizione].
- XXV, pp. 52-53 (= AP V 6): Callignoto ha giurato di amare solo la povera Ionide, ed eccolo che brucia di "fuoco maschile" (arsenikò(i) purì). Promesse "da marinaio";
- LXIX, pp. 120-121 (= AP XI 362): sulla scarsa affidabilità degli "amici";
- XXVIII, pp. 58-59 (= AP XII 43): non amo ciò che è di tutti. Lisania, tu sei bello, ma quando lo dico l'eco risponde: "è d'un altro".
L'epigramma si basa sulla pronuncia ellenistica delle due frasi (kalòs nìchi ("kalòs nàichi") e àlos ìchi ("àllos échei"), che in greco rìmano, con effetto d'eco. (Esistono perciò numerosi saggi proprio su questa rara attestazione della pronuncia del terzo secolo avanti Cristo. Fra tutti segnalo: Giuseppe Giangrande, Challimachus, poetry, love and irony, "Quaderni urbinati di cultura classica", XIX 1975, pp. 111-125, perché tocca anche l'implicazione omosessuale del testo). - XXIX, pp. 60-61 (= AP XII 51): brindisi sulla bellezza di Dìocle;
- XXX, pp. 62-63 (= AP XII 71): Cleònico è smagrito. Certo s'è innamorato di Eussìteo!
- XLI, pp. 84-85 (= AP XII 73): metà della mia anima se n'è andata. Sarà fuggita da qualcuno dei ragazzi: ama frequentarli, anche non ricambiata. (E cfr. il frammento 1 del poeta latino Lutazio Càtulo, che imita questo epigramma);
- XXXI, pp. 64-65 (= AP XII 102): il mio amore insegue chi fugge e trascura chi è facile preda, proprio come fanno i cacciatori;
- XLII, pp. 86-87 (= AP XII 118): graziosa richiesta di perdono all'amato Archino per il chiasso fatto sotto la sua casa, di cui il poeta ha anche baciato la porta. Furono il vino e l'amore che lo spinsero a tanto;
- XLIII, pp. 88-89 (= AP XII 134): il sospiro del nostro ospite era causato da amore. Riconosco i segni perché io stesso ne ho sofferto;
- XLIV, pp. 90-91 ( = AP XII 139): le "acque chete", quale è costui, possiedono un'occulta e perfida potenza, che temo anche in amore;
- XXXII, pp. 66-67 (= AP XII 148): non ho soldi, Menippo, ma ti prego di non respingermi;
- XLV, pp. 92-93 (= AP XII 149): sono bastati venti giorni di pazienza per far capitolare Menécrate. Venti giorni ben spesi;
- XLVI, pp. 94-95 (= AP XII 150): a tutto c'è rimedio, anche per l'amore per i ragazzi (drastico: è la fame che lo fa passare), e quindi io non ne ho paura;
- LII, pp. 106-107 (= AP XII 230): prega Zeus di rendergli propizio Teòcrito, e gli ricorda che anch'egli s'era innamorato di Ganimede.