recensione diGiovanni Dall'Orto
Meglio di Ray Bradbury (1965-1970), Il. Con un racconto geniale [1964] che rivolta gli stereotipi.
Antologia di racconti (riedita nel 2001 da Mondadori col titolo Io canto il corpo elettrico!).
Si veda alle pp. 181-211 "Il vento caldo, il vento freddo" ("The cold wind and the warm wind", [1964]), un delizioso racconto pseudo-fantasy.
Sei "fate" (si ricordi che in inglese fairy sta per "fata", ma anche per "checca") arrivano in un paesello irlandese, gettando lo scompiglio fra gli abitanti.
Il gruppetto è descritto secondo tutti gli stereotipi "normali" nel 1964 (esili esteti, fragili come ragnatele eccetera) ma rapidamente la situazione si trasforma: la loro è una presenza fiabesca.
E quando ripartono, è come se la presenza magica di fate e folletti avesse per la seconda volta abbandonato l'Irlanda.
Da uno stereotipo logoro, ribaltato come un calzino, Bradbury ha tratto un racconto affascinante sull'orlo della fiaba, senza mai scadere nello stereotipo rovesciato ("Mi-piacciono-i-froci-perché-fanno-sempre-festa").
Geniale.