recensione diGiovanni Dall'Orto
Al suono di una musica aliena [1999]. Tre racconti con sfondo lesbico.
Antologia di fantascienza, che contiene due racconti a tematica lesbica, e un cenno in un terzo.
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Il più interessante dei due racconti è decisamente il primo, di Robert Reed: "L'altra metà del cielo", ("Whiptail", da: "Isaac Asimov's science fiction magazine", oct./nov. 1998), alle pp. 169-189.
Il topos del pianeta di sole donne, il "mondo senza maschi", è diventato abbastanza familiare (e banalizzato) nella fantascienza da permettere variazioni umoristiche sul tema, come questa.
Su un pianeta su cui per assenza di maschi esistono popolazioni distinte di cloni partenogenetici discendenti dalle colone originarie, il problema di tutti i cloni (essere tutti egualmente suscettibili a una stessa malattia) ha creato gravi problemi sanitari.
È proprio una scienziata che è sfuggita per puro caso alla quasi estinzione del proprio clone, ipersensibile alla nocività d'una sostanza chimica, a notare che gli animali portati con sé dalle antenate sono presenti in due forme di femmine distinte, che ricombinano i gameti. Si mette al lavoro e riesce a bio-ingenerizzare una donna che permetterà la ricombinazione dei gameti anche fra le donne del pianeta.
La vicenda è vista dall'interno: nulla ci viene detto del modo in cui si sia arrivati a quella situazione (un'epidemia? una scelta?), che è data per scontata.
Le donne di questa cultura sono talmente ben adattate alla normatività del lesbismo che quando la nuova donna è presentata in televisione una delle protagoniste deve zittire in malo modo la sua partner perché è scoppiata a ridere di fronte alla bruttezza della donna: tarchiata, con i capelli che spuntano sulla faccia e la voce roca.
Il tocco ironico del racconto è che le protagoniste non sono minimamente sfiorate dall'idea che la nuova donna con la barba abbia qualcosa a che fare con le relazioni affettive e sessuali (tant'è che i suoi gameti verranno spediti per il pianeta per permette la ricombinazione... tramite inseminazione artificiale).
L'intera vicenda ha una valenza puramente riproduttiva e sanitaria, al contrario di racconti di questo tipo del passato (bersaglio satirico dell'autore) che vedevano le donne crollare indifese ai piedi dell'irresistibile fascino del maschio.
Ma un garbato bersaglio ironico dell'autore sono anche le utopie lesbico-femministe alla Joanna Russ: sia nell'osservazione dell'utilità biologica dello scambio genetico a fronte del sogno di una riproduzione partenogenetica, sia perché le fondatrici del pianeta, decidendo di dimenticare la divisione fra i sessi, hanno tolto alle loro discendenti la cognizione del fatto che ora la metà delle nuove figlie avrà le caratteristiche fisiche della "donna di nuovo tipo"... Loro non lo sanno, noi sì, e sappiamo quale sorpresa attende la loro cultura...
Ben scritto e sottilmente ironico, ricco di dettagli garbatamente satirici verso i numerosissimi racconti simili del passato.
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Il secondo racconto è di Mary Rosenblum: "L'Occhio di Dio" ("The Eye of God", 1998), pp. 190-219.
L'universo è dominato da una razza di alieni che hanno scoperto il segreto del trasporto istantaneo. Gli umani vivacchiano, scoraggiati, alla loro ombra.
Una donna "empatica" (telepatica), Etienne, viene chiamata a salvare un uomo in pericolo di vita per un'imprudenza di un membro di questa razza... che somiglia straordinariamente alla donna che Etienne aveva amato e l'aveva lasciata per un uomo.
Non facilita le cose la scoperta che l'uomo da salvare è colui che le aveva portato via per sempre la donna amata.
Alla fine, però, un complesso intreccio di sentimenti di attrazione e repulsione creerà uno sbocco non solo per Etienne, ma forse anche per i rapporti fra le due razze.
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A questi due si aggiunga l'insignificante cenno contenuto in:
Michael Swanwick, "Porte radianti", ("Radiant doors", 1998), pp. 243-261.
Qui a p. 249 una donna molesta sessualmente la protagonista mettendola la mano sul sedere. Il gesto è però del tutto ininfluente ai fini del racconto.