MW - vol. 1 [1976]

Ci ha messo molti anni per arrivare in Italia questo manga del 1976, che fu pioniere nell'uso dell'omosessualità per dare una caratterizzazione ai personaggi. Alcuni aspetti appariranno quindi senz'altro insoliti (vista la loro veneranda età)... pur non avendo perso interesse con gli anni.

Questo ovviamente, vista la data, non è uno shonen ai, anche per il fatto è stato disegnato da un uomo, tuttavia l'omosessualità vi è descritta in modo infinitamente più esplicito (e simpatetico) che nei fumetti italiani degli stessi anni.

Il protagonista, Michio Yuki, è un anti-eroe a tutto tondo, tanto bello e intelligente quanto assolutamente malvagio. Fin dalle prime pagine lo vediamo strangolare un bambino per portare a termine la personale vendetta che l'ossessiona.

Infatti Yuki ancora bambino, quindici anni prima, era stato l'unico superstite, assieme a un balordo (Iwao Garai, che lo aveva rapito e lo custodiva in una grotta per chiedere un riscatto), alla fuga di un potentissimo gas bellico da una base statunitense. L'intera popolazione dell'isola era stata sterminata; le autorità giapponesi avevamo però messo a tacere ogni cosa, in cambio di un finanziamento da parte della "potenza occupante".

Incidentalmente, qui appare l'aspetto più curioso e interessante della serie dei tre volumi di MW: la critica politica e sociale del fumetto, del tutto assente dal filone shoonen ai che recensisco di solito. La critica dell'occupazione americana, dell'arroganza e della stupidità dei militari, dei loro "bombardamenti umanitari" sul Vietnam (questo uso della parola "umanitario" suona familiare?), è esplicita, anche se espressa con molta prudenza e reticenza.

La vicenda di Mw non è comunque "politica": siamo di fronte a un uomo, il cui cervello è stato danneggiato dalla sia pur blanda esposizione al gas subita da bambino, che vuole vendicarsi a qualunque costo su tutte le persone che furono implicate nella "copertura" dell'evento, sia uomini politici che uomini d'affari. Per questo obiettivo non si ferma di fronte a nessun delitto, lasciandosi dietro una scia di assassinii, e sfruttando la sua notevole bellezza per sedurre donne ed uomini.

Ma Osamu Tezuka non descrive nessuno dei suoi personaggi come assolutamente buono o assolutamente cattivo. Anche lo stesso Michio si trasfigura, quando riesce a vivere il suo amore per Iwao Garai, che nel frattempo s'è fatto prete cattolico per espiare la sua cattiva condotta passata. I due hanno una relazione sessuale (iniziata proprio nella grotta in cui si erano salvati, quindici anni prima) che riempie di delizia Michio e di sensi di colpa don Garai.

Don Garai è un personaggio "positivo", che cerca in tutti i modi di fermare Michio, ma non riesce a dominare la sua attrazione per lui, e per questo si macchia di molte colpe, dalla complicità passiva fino alla vera e propria partecipazione ad alcune delle malvagie imprese dell'uomo che ama. Quando però cercherà, per liberarsi da questa catena, di uccidere Michio, costui, sempre un passo avanti nel capire le mosse altrui, si farà beffe di lui e la scamperà.

Don Garai è un personaggio tormentato, da tragedia greca, lacerato senza possibile soluzione tra gli obblighi impostigli dal suo ruolo e il sentimento che come essere umano non può fare a meno di vivere.
L'autore ha saputo delineare la contraddittorietà di questo personaggio senza farne una macchietta né in un senso né nell'altro, al punto che l'omosessualità del sacerdote non serve affatto (come normale in quegli anni) a caratterizzarlo come "malvagio", anzi, semmai è il "punto debole" che ne mostra l'umanità di fondo a fronte dei suoi ideali irrealisticamente superumani.

In questo primo volume è presentata la premessa della vicenda, e l'inizio delle attività criminali di Michio, solerte e rispettato impiegato bancario che però sta tramando la morte di alcuni personaggi legati alla banca, coinvolti nella vicenda che lo ossessiona.

Fra i dettagli di questa saga è da segnalare la scena d'amore fra Michio e don Garai (pp. 87-89), in cui i disegni a un certo punto si trasformano in personaggi di Aubrey Beardsley, con un effetto un po' straniante e un po' camp ma piuttosto divertente.

Pesantissima la critica dei personaggi politici giapponesi, tronfi e totalmente privi di morale, ma non è risparmiato nemmeno il personaggio del rivoluzionario che predica (come molti facevano in quegli anni) la necessità della lotta armata, ma solo a patto che le sue conseguenze non riguardino lui (p. 200).


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Altre recensioni per MW 1

titoloautorevotodata
MW 1Massimo Basili
05/09/2005

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