recensione diGiovanni Dall'Orto
Gokuraku cafè (1) [2001]
Primo volume dei due della serie Gokuraku cafè.
Yuto è, come tutti i giapponesi dei fumetti (o quasi), un orfanello, assolutamente solo al mondo (sniff sniff).
Ha diciott'anni, e quel tipo di bellezza e quel modo di fare che garantiscono che tutti gli omosessuali che lo incontrano stramazzino ai suoi piedi. Lui non sa perché, e non lo desidera, dato che omosessuale non è (anzi, è costretto a menare cazzotti per fare abbassare le mani a qualche spasimante troppo intraprendente). Probabilmente ha un atteggiamento inconsciamente seduttivo, motivato dalla sua ansia esagerata d'essere d'aiuto e fare del bene agli altri, che vengono facilmente scambiate per interesse amoroso. Sia come sia, è una vera calamita (e calamità) per i gay...
Yuto lavora come cameriere in una caffetteria, sotto l'occhio vigile ma benevolo e paterno del "capo"; un occidentale, Richard, trasferitosi in Giappone perché terra natale della moglie, morta prematuramente.
Il sogno del ragazzo è diventare un giorno animatore di cartoni animati, dato che il grande amore della sua vita è il pupazzetto Jacky, il porcospino protagonista di film animati per bambini fatto di plastilina. La conoscenza col "capo" è nata dal fatto che anche lui ne è un fan, e tiene un esemplare del pupazzetto in negozio.
Nel caffè, già animato di suo per il viavai di uomini innamorati di Yuto a volte un po' focosetti, arriva Esaka, asso del baseball (sport che pare molto seguito, in Giappone), vittima di un incidente che gli impedisce di giocare, a meno di sottoporsi a un'incerta operazione negli Usa.
Esaka è dichiaratamente gay, ed ovviamente incappa nell'incantesimo che Yuto lancia senza accorgersene. Da qui una serie di divertenti scenette fra Esaka, che cerca di sedurre Yuto, e Yuto, che un po' è scioccato e un po' è scocciato, ma che nel suo tipico modo prende a cuore il caso di Esaka, tanto che infine riesce a convincerlo a sottoporsi all'operazione.
A differenza che in altri fumetti dello stesso tipo, in questo manga (in due volumi) non si arriva mai alla consumazione di un atto sessuale. Al punto che l'editore italiano si chiede se possa essere definito o no uno "shonen ai" (intende dire un boys' love). Non credo che questo sia un punto importante: anzi, a me personalmente l'assenza di sesso pretestuoso e poco credibile (come è spesso quello di questo genere di fumetti) ha fatto solo piacere.
Resta il fatto che la storia si regge tutta, e bene, sul sottile gioco di seduzioni, avances e ripulse fra il giovane acchiappa-gay e i suoi spasimanti.
Nonostante la brevità degli episodi (nove) che compongono i due volumetti, l'autrice riesce anche a delineare bene il personaggio di Yuto e le radici della sua generosità e della sua ansia d'essere utile, di aiutare, di piacere, al punto di combinare spesso pasticci. Fare innamorare di sé le persone che vuole aiutare è in effetti proprio uno di questi "pasticci".
Yuto è di un'ingenuità sconvolgente, e gli manca la capacità di capire al primo sguardo cosa accada attorno a lui. Ma è proprio questa "imbranataggine" così tenera a renderlo irresistibile ai gay che lo incrociano.
Ben delineati e simpatici anche i personaggi di contorno.
Il tratto del disegno è un po' "mangoso", piuttosto essenziale e talora un poco goffo, ma è funzionale alla storia raccontata, sempre a metà strada fra ironia e dramma.
Secondo la mia opinione è un prodotto originale, che pur non avendo veri e propri colpi di genio ha trovato una sua dimensione e un suo tono tutto particolare, che lo fa spiccare nel mare magnum dei fumetti giapponesi per ragazze e con sottotono omosessuale. Ingenuo (fino a un poco di schematicità), fresco, spigliato, Gokuraku cafè si legge con piacere e lascia una buona impressione.
Consigliato... a meno che le scene di sesso siano per voi assolutamente essenziali.