recensione diGiovanni Dall'Orto
Esule di Capri, L' [1959]. Jacques d'Adelswärd Fersen a Capri
In questo romanzo del 1959 Peyrefitte descrive, idealizzandole, le vicende dello scrittore e militante omosessuale francese, l'aristocratico e ricchissimo erede di industriali dell'acciaio, barone Jacques d'Adelswärd-Fersen (1880-1923), che fra il primo e il terzo decennio del XX secolo fece di Capri la base delle sue avventure galanti ed estetiche, costruendovi la suntuosa Villa Lysis.
Fuggito da Parigi per uno scandalo di costume a carattere omosessuale, Fersen trovò in Italia giovani uomini nient'affatto insensibili alla bellezza del suo... portafogli, fra i quali Antonio (Nino) Cesarini (1890-1943), che fu con ogni probabilità omosessuale (le testimonianze parlano di suoi amori gay anche dopo la storia con Fersen), che gli fu compagno, poi amico fidato per molti anni e infine erede. Probabilmente, i due si amarono davvero, sia pure dai due lati del fossato sociale che li separava. Dopo tutto Fersen era, oltre che ricco, giovane e decisamente bello...
Di sicuro Fersen fu innamoratissimo, arrivando a far ritrarre l'amato Nino in statue, foto e quadri.
E Peyrefitte non manca giustamente di celebrare qui, poeticamente, questa storia anche per il suo aspetto poetico e romantico.
Oltre a ciò, il romanzo elenca una quantità impressionante di nomi, fatti e pettegolezzi storici sull'omosessualità (maschile e femminile) d'inizio secolo, non sempre corretti, ma che in genere rivelano un pregevole sforzo di documentazione "sul campo".
Non dimentichiamo del resto che fu proprio Peyrefitte a riscoprire tutte queste storie, oggi spesso note ma allora dimenticate, togliendole dalla dimensione di "pettegolezzo di paese" e dando loro la dignità di "storia". Fu in altre parole lui a stimolare quegli studi e quelle ricerche che hanno definito meglio e spesso corretto la documentazione, in gran parte orale, su cui si era basato lui.
Un po' di fastidio mi ha comunque dato un certo atteggiamento di colonialismo sessuale verso l'Italia (esaltata come il serbatoio di sfoghi omosessuali per il resto d'Europa), atteggiamento che arriva a parlare di
"simpatia e venerazione del popolo di Napoli per coloro che alleviano la sua miseria dando piacere ai suoi figli" (p. 307 dell'ed. Longanesi, 1988).
(costoro sarebbero i ricchi stranieri che alimentano la prostituzione minorile).
Dopo la scoperta da parte di Enrico Oliari del processo a Plueschow, lo stesso Nino Cesarini, modello per foto di nudo di Plueschow, ne emerge più come un giovane romano che si prostituiva per scampare alla miseria che come l'angelo "ellenico" che si lasciò trasportare, ebbro e felice, sulle ali della Bellezza (qualità che non mancava a Fersen stesso) e dell'Arte, quale lo descrive qui Peyrefitte...
Tutto ciò andava detto per ristabilire la verità storica.
Ma a questo va anche aggiunto il fatto che la creazione letteraria di Peyrefitte (perché questo è un romanzo, non una biografia) è assolutamente convincente e ricca di fascino, al punto da aver creato un vero "mito" di Fersen.
Anzi, il paradosso è che grazie al presente romanzo Fersen ha infine ottenuto, come personaggio letterario, quella fama che quale autore (non malvagio, ma troppo legato agli aspetti caduchi del gusto del suo tempo) non riuscì mai a raggiungere.
La lettura di questo romanzo, un classico della letteratura gay, è quindi consigliata.
Chi conosce il francese troverà infine in Rete l'edizione html dei libri di poesie di Fersen Les cortèges qui sont passés [1903] e Ainsi chantait Marsias [1907].
In inglese è invece la splendida biografia A shrine to love and sorrow, riccamente illustrata e corredata d'ampia bibliografia: il complemento necessario per conoscere i fatti su cui si basa questo romanzo.