recensione diGiovanni Dall'Orto
Uso dei piaceri, L' [1984]
Celebre trattazione di storia dell'eros nell'epoca greca classica, secondo volume della Storia della sessualità foucaultiana, séguito de La volontà di sapere.
Grosso modo la documentazione qui esaminata è la stessa che appare già in Kenneth Dover: Foucault è però più interessato a un discorso interpretativo dei rapporti fra eros e potere che a una ricostruzione storica originale.
Pertanto egli privilegia i testi normativi dei filosofi e in generale quelli che esprimono il punto di vista del Potere, a scapito di quelli che esprimono un'opposizione all'ideale dominante.
L'omosessualità è trattata specialmente alle pp. 191-245 sulla falsariga dell'Erotikos apocrifo di Demostene e dell'opera di Platone.
Ne emerge ovviamente un quadro estremamente regolato per mezzo di un autocontrollo introiettato, più che per mezzo di leggi.
L'avere ignorato la legislazione esistente è il grosso limite di quest'opera, assieme al fatto di non aver tenuto conto delle correnti filosofiche, come quella cinica, che della rottura dei limiti di un "autocontrollo", diremmo oggi, "borghese", fecero la loro ragion d'essere.
Foucault amplia infatti all'intera società greca la riflessione di alcuni filosofi (come Platone) estendendo a tutti i greci le loro preoccupazioni sul "giusto" rapporto amoroso con un ragazzo.
Addirittura, secondo Foucault, non si può nemmeno parlare di una "omosessualità" greca, in quanto la preferenza erotica non caratterizzava l'individuo all'interno della società antica.
Queste tesi, estremizzate, sono la base della teoria del cosiddetto "costruzionismo storico", a cui però, a dire il vero, in vita Foucault fu sempre estraneo.