recensione diGiovanni Dall'Orto
Rondini di Tunisi, Le. Amare i ragazzi arabi, amare il loro mondo
Fra tutti i romanzi di Golinelli, questo è fra i migliori, e forse il migliore in assoluto.
Kurt, l'io narrante che aveva abitato i romanzi precedenti, lascia ora il posto a un "io narrante" più sfumato e soprattutto meno onnipresente e onnisciente, che con gesto elegante cede la scena e l'attenzione a una folla di personaggi che a loro volta hanno molto da dire.
L'io narrante (forse un pensionato, o forse un possidente, dato che pare non avere alcuna necessità lavorativa...) è un occidentale che vive in pianta stabile in un paesino nei dintorni di Tunisi, dato che è dichiaratamente attratto dalla bellezza e disponibilità sessuale dei ragazzi locali.
Fin qui, nulla di nuovo: i romanzi esotico-sessuali ambientati nel Maghreb si stanno moltiplicando anche fra gli scrittori italiani, da quando l'Italia ha cessato d'essere il Paese del turismo sessuale altrui, e ha iniziato a esportare a sua volta turisti di questo tipo.
Tuttavia la prospettiva dell'io narrante di questo romanzo è diversa da quella di gran parte dei romanzi di questo tipo apparsi finora, e si rifà a una tradizione più antica, più aristocratica, ed anche letterariamente più nobile: quella per intenderci dei Byron, che assieme al corpo degli indigeni si sforzano di abbracciarne anche la cultura, la lingua, la vita, la mentalità.
E lo fa non in modo caricaturale, con l'assolutismo ottuso del neofita convertito che assieme ai pregi abbraccia anche i difetti e trova al più "pittoresca" la miseria, l'ingiustizia, la degradazione e l'oppressione altrui.
Il protagonista è infatti critico (chiarissime le descrizioni sulle torture e le violenze poliziesche inflitte dal regime tunisino a chiunque, indigeno, si opponga ai suoi diktat), ben conscio del suo retaggio occidentale, solo che è disposto a mettersi in discussione e a dialogare con la realtà di un Paese profondamente diverso sì, ma in cui alla fine gli esseri umani, gratta gratta, hanno gli stessi desideri di quelli che vivono in Occidente.
Il titolo del romanzo viene da un parallelo con le rondini migranti, contro cui si accaniscono i contadini in difesa dei loro raccolti: per quante ne uccidano, altre arrivano, quasi inesauribili. Nello stesso modo i ragazzi (adolescenti o post-adolescenti) che frequenta l'io narrante, sognano di spiccare il volo verso un mondo occidentale che promette di essere l'unica occasione di riscatto sociale rispetto a una realtà politicamente soffocante, economicamente precaria, e in genere claustrofobica. Qualcuno di loro ci lascia la vita, altri falliscono, ma il numero di coloro che aspirano a ripercorrerne la strada non cala mai.
L'io narrante ha un amante fisso, Amir, che "ovviamente" non lo ama ed "ovviamente" non è omosessuale (!), ma che sapientemente non gli fa mai mancare la giusta e gradita dose di sesso. Il quale del resto è integrato da avventurette assortite con indigeni ben felici di approfittare del corpo di questo occidentale, così contento di farsi usare per un piacere che altrove non riescono ad ottenere.
Paradossalmente, però, non è questa la parte più interessante del libro, che lascia sullo sfondo la, pur rutilante, vita sessuale del narratore. In primo piano, infatti, stanno i rapporti sociali, umani, affettivi, del gruppo di ragazzi che l'io narrante frequenta nella "maison des fous"; la "casa dei pazzi", abitazione di un adolescente i cui genitori sono emigrati, aperta a chiunque abbia bisogno di dormire, o fare l'amore, o fumare, o bere alcolici.
Questo microcosmo variegato e pulsante è descritto in tutta la sua umanità, senza nasconderne le contraddizioni e i limiti (numerosissimi, anche se non sempre ben presenti all'io narrante stesso), ma senza demonizzazioni da "scontro di civiltà".
Ci si rivela in questo modo un contesto sociale terribilmente simile a una certa Italia viva fino agli anni Sessanta e Settanta: grandi famiglie patriarcali, piccole realtà impiccione in cui tutti sanno tutto e sorvegliano tutti, molto autoritarismo, immensa povertà, sesso come merce (specie se praticato con i turisti e le turiste) ma anche una solidarietà fra parenti e compaesani che viene data per scontata. Anche quando alcuni dei ragazzi riescono a spiccare il volo e ritrovarsi a Milano, dove fanno subito gruppo, senza necessariamente amarsi (anzi!), ma sentendosi legati dall'obbligo sociale della solidarietà.
Anche questa parte del romanzo, quella in cui l'autore segue le vicende dei "suoi" ragazzi trasferiti a Milano, è di grande interesse, perché ci mostra questa città (in cui io vivo) con occhi totalmente diversi. Con gli occhi cioè di chi evita gli spazi aperti (possesso degli indigeni italiani e pattugliati dalle loro polizie) e vive negli e degli interstizi, degli spazi vuoti, delle occasioni rifiutate dagli altri.
Golinelli descrive anche, in modo asciutto e senza commenti, come la prostituzione si presenti più come "occasione economica" che altro, agli occhi dei ragazzi appena immigrati, e gli omosessuali milanesi diventino semplicemente una risorsa economica a cui aggrapparsi. Sono un po' la cicoria a cui far ricorso quando il caffè è irraggiungibile, una risorsa che si deve essere capaci di amministrare, possibilmente sfruttare, una mucca da mungere.
Ed è molto divertente anche questo ritratto dei "predatori" italiani degli arabi, visti dall'altra parte della barricata, non meno patetici di quanto non siano nella loro ottica i "marocchini" prostituti.
Ho tenuto per ultimo il tema che mi ha appassionato di più: l'amore che nasce fra una donna italiana che lavora a Tunisi e Qassam, non più adolescente e non frequentatore della "casa dei pazzi", ma anzi inserito nel mondo del lavoro, con un buon posto.
Golinelli descrive il tentativo d'amore fra questi due mondi che, a differenza di quello dei ragazzi che si prostituiscono a turisti o turiste, non è motivato dall'interesse economico, ma nel quale le differenze economiche pesano, e costituiscono anzi un problema.
La coppia è descritta nei suoi approcci, nei suoi rapporti con la famiglia di Qassam, e poi seguendo il progetto di costruire la casa per potersi sposare, i problemi col lavoro...
Difficoltà e speranze si mescolano ad ogni pagina, e alla fine il lettore si scopre a tifare per questa coppia, così decisa ad amarsi ai due lati di un fossato che esiste, ma sul quale è sempre possibile gettare ponti.
Golinelli con questo romanzo è sfuggito al rischio in cui cadono molti scrittori che hanno scritto molti romanzi: quello di ripetersi. Il tentativo di rinnovarsi è riuscito, a differenza di quanto era avvenuto col precedente, 6°, nel quale l'inserimento di elementi fantastici era tutto cerebrale, artificioso, destinato a stupire con una novità programmata al tavolino per essere tale... senza grande successo.
Qui invece si ha la novità d'un romanzo che mescola vari filoni letterari (il reportage di viaggio, il diario sessuale, l'apologo sul cosiddetto "Scontro di civiltà", la buona e vecchia ma sempreverde storia d'amore, il racconto dell'emigrazione...) senza mai scadere nel didattico e nel cerebrale: al contrario, tutte le sezioni del racconto pulsano di passione, e pur contenendo una morale, non la esibiscono mai in modo pedante. Il lettore è lasciato a trarre le sue conclusioni, dopo avere visto luoghi e pensieri ed emozioni umane che di solito gli sono preclusi.
Golinelli ha saputo sfuggire alla via più facile, quella di ribaltare il pregiudizio corrente, presentando gli arabi come buoni e gli occidentali come cattivi. I suoi personaggi hanno spessore proprio perché sono capaci di sentimenti che il lettore riesce a condividere, ma al tempo stesso si dibattono in limiti mentali e ideologici e di bassezze di cui non sembrano rendersi conto. E questo vale per entrambe le parti: tanto gli arabi, quanto gli occidentali presenti nel romanzo.
Insomma, Le rondini di Tunisi è uno di quei romanzi (troppo rari, ahimè) in cui l'attrazione sessuale dell'autore verso un popolo "altro", è stata chiave e occasione per la scoperta d'una civiltà diversa dalla sua, che ha imparato ad apprezzare (nei suoi aspetti positivi) al di là della contingenza dei rapporti carnali.
Consigliato.