recensione diGiovanni Dall'Orto
Storia di una grande paura. La sodomia nel Quattrocento
Questo eccellente saggio su "La sodomia a Firenze e Venezia nel Quattrocento" costituisce un'affidabile sintesi della ricerca apparsa precedentemente sull'argomento.
L'opera è sostanzialmente compilativa: Canosa non ha una tesi da dimostrare, si limita dunque a raccogliere e sintetizzare quanto più scrupolosamente possibile l'evidenza documentaria esistente.
A questo scopo ha letto a tappeto (è il primo che l'abbia fatto) tutte le prediche del Savonarola, ma si è anche servito delle sue estese ricerche sui documenti inediti negli archivi criminali.
L'impostazione è sostanzialmente sociologica e di storia del diritto e delle mentalità; non essendo gay Canosa si è invece posto poco il problema della condizione umana dei sodomiti.
Dopo una breve analisi del trattamento della sodomia nel medioevo, l'autore inizia esaminando le prediche di Bernardino da Siena, che riassume citando anche ampi stralci.
Analizza poi l'evoluzione della legislazione fiorentina nel Quattrocento, ed esamina l'attività degli Uffiziali di Notte, mettendo a frutto i lavori di Michael Rocke.
Prosegue dedicando un capitolo al Savonarola e al suo partito politico, per poi passare ad esaminare le poesie a tematica omosessuale nella Firenze del Quattrocento (Domenico da Prato, Scarlatti, lo Za ed altri, sulla base degli studi di Guerri e Lanza), Machiavelli e Vettori, concludendo con le dispute letterarie degli umanisti (nelle quali analizza Filelfo e Bracciolini, ma per cenni anche Valla, Beccadelli e Ficino).
La seconda parte, su Venezia, parte da un'analisi della situazione nel Trecento (utilizzando gli studi di William Ruggiero e il materiale inedito dei Signori di Notte) fino allo scandalo della cerchia di sodomiti (fra i quali il nobile Clario Contarini) distrutta nel 1407, per proseguire con un'analisi dell'attività del Consiglio dei Dieci, basandosi sul materiale inedito d'archivio. L'autore riassume in questi due capitoli molti processi inediti.
Il capitolo seguente tratta di "sodomia eterosessuale e sodomia passiva", rivelando la notevole indulgenza con cui fu trattata la sodomia eterosessuale al paragone di quella omosessuale.
Il capitolo successivo, "scandalo all'ambasciata", tratta soprattutto dei casi "clamorosi" di processi per sodomia citati dal Sanudo nelle sue opere; Gerolamo Zen, Bernardino Correr, e l'ambasciatore veneziano a Roma, Antonio Loredàn, accusato di sodomia col suo segretario Bernardo Teatini.
Lo "spoglio" del Sanudo (un lavoro mai intrapreso prima per la mole immane del lavoro che richiedeva) prosegue nel capitolo successivo, riportando testi di deliberazioni ("parti") del Consiglio dei Dieci, aneddoti e condanne per sodomia.
Il capitolo successivo, "La prima metà del Cinquecento a Venezia", copre il periodo trattato da Gabriele Martini, ma si basa sostanzialmente sul materiale d'archivio inedito ed esemplifica la situazione dell'epoca attraverso il riassunto di numerosi casi tratti dai processi.
I tre capitoli finali sono riservati a considerazioni sul significato della repressione della sodomia nel rinascimento italiano: l'autore dedica un intero capitolo alle preccupazioni demografiche come elemento di forte influsso sui corsi e ricorsi della persecuzione.
Canosa ha trattato il tema anche nei suoi: Storia della prostituzione in Italia, Storia dell'Inquisizione in Italia, e La vita quotidiana a Milano nell'età spagnola.