recensione diGiovanni Dall'Orto
Paolo apostolo e la questione omosessuale
In questo libro onesto e stimolante l'autore discute due volte di omosessualità.
La prima, alle pp. 132-133, trattando della secca e ripetuta condanna paolina di omosessualità e lesbismo, che viene inserita da Wilson nel contesto della sua concezione della sessualità (pensata per una società destinata, a suo modo di vedere, a finire entro pochi anni, o decenni al massimo).
La seconda, alle pp. 211-212, discutendo dell'ipotesi, avanzata da qualche studioso, che Paolo fosse omosessuale egli stesso.
Wilson pensa che non lo fosse, ma onestamente aggiunge che nulla impedisce di crederlo, se così piace. Concludendo: "Il fatto è che noi non sappiamo abbastanza su Paolo per poterlo psicanalizzare in questo modo. (...)
Questo non è provato, e, sicuramente, non ha nessuna importanza" (p. 212).
Bravo.
(Al di là di questo, il libro merita di essere letto per il modo in cui analizza il ruolo che ebbe Paolo nel "salvare" (o tradire, a seconda dei punti di vista) il cristianesimo delle origini, facendone un culto misterico imbevuto di etica ed anche teologia ellenica, pur mantenendone l'escatologia ebraica.
Grazie a questo intervento, che pure all'inizio parve soccombere alla morte del suo creatore, il cristianesimo riuscì a sopravvivere alla catastrofe del 70 d.C.
Senza di esso è altamente probabile che il cristianesimo avrebbe fatto la fine degli ebioniti (che lungi dall'essere "eretici", come raccontano oggi i cristiani discesi da san Paolo, furono in realtà l'ultima propaggine del messaggio cristiano originario) o magari quella più durevole dei mandei, ma senza diventare la religione universalistica che è stato, nel bene e soprattutto nel male.
Ma questo con l'omosessualità ovviamente non c'entra).