recensione diGiovanni Dall'Orto
Orlando [1928]. Una lettera d'amore a Vita Sackville-West
"Orlando è (...) la più lunga ed affascinante lettera d'amore della letteratura, in cui Virginia [Woolf] esplora Vita [Sackville-West]" (così Nigel Nicolson, Ritratto di un matrimonio, Rizzoli, Milano 1976, p. 22).
Lettera d'amore dunque, ma così cifrata che pochi tra coloro che l'hanno letta se ne sono resi conto, anche perché è allo stesso tempo un romanzo femminista.
Vi si narra di un uomo la cui vita si prolunga per diversi secoli, e che ad un certo punto si trasforma in donna. Questo personaggio è sì la metafora d'un essere umano non più ruolizzato secondo il sesso, ma è al tempo stesso uno schermo che nasconde nella sua vicenda quella personale di Vita Sackville-West (e dei suoi nobili antenati, dall'età elisabettiana in poi).
Per impadronirsi del "cifrario" che svela il messaggio d'amore allegorico sarebbe opportuno leggere prima di questo romanzo la citata biografia di Nigel Nicolson (che della Sackville-West era figlio). Si capirebbe così meglio come diverse vicende di "Orlando" siano in realtà "prese in prestito" dalle vicende della coppia d'innamorate Virginia & Vita.
Le due chiavi di lettura, comunque, sono perfettamente compiute in sé e indipendenti.
Il romanzo risulta raffinato e ben costruito, ricco di fascino, e funziona benissimo anche per chi non sappia nulla dell'amore di Virginia per Vita. Anche se si perde un bel po' di dettagli...
Nota: da questo romanzo l'omonimo film.