recensione diGiovanni Dall'Orto
Anonimo Lombardo, L' [1959]
Prima edizione, col titolo "Il ragazzo perduto", nella raccolta: L'Anonimo Lombardo, Feltrinelli, Milano 1959.
Nuova edizione, riscritta, nel 1996.
Un classico del genere camp-gay, ancora delizioso dopo tanti anni, e rimarchevole per nonchalance ed ironia nel trattare di argomenti all'epoca scandalosissimi.
Passione letteraria e passione (omo)erotica si intrecciano per tutto il libro, che passa da (numerose) discussioni sulla letteratura italiana degli anni Cinquanta ai problemi d'una coppia di omosessuali upper class un tantinello egoisti e narcisisti, ma porcelloni (e melochecche) quanto basta.
E solo una vera melochecca saprà apprezzare le copiose citazioni di gusto trash da libretti d'opera per lo più oscurissimi, e tanta Scala di Milano, per raccontare una storia gay... Ovviamente.
Una lettura obbligata per chi vuole capire l'Italia gay che fu, ed anche per ama gli esercizi di stile letteario.
Arbasino fu, a cavallo fra anni Cinquanta e Sessanta, un autentico maestro nel gioco di parlare di un tema tabù come l'omosessualità, parlando addirittura anche di sesso, fingendo di parlare di tutt'altro.
Gli omosessuali dell'epoca riconoscevano immediatamente l'esercizio camp in questi racconti, la società preferiva invece far finta di non aver capito.
Purtroppo Arbasino, dopo avere inventato il gioco letterario di "dire assolutamente tutto facendo finta di parlare di tutt'altro", e dopo averlo giocato per un quindicennio alla perfezione, è stato poi superato dall'evoluzione dei tempi. Infatti, quando di "certe cose" s'è iniziato a poter parlare senza più giri di parole, la sua abilità magistrale di parlare per giri di parole è diventata superflua, e i suoi testi sono caduti a poco a poco nel dimenticatoio, nonostante risultino micidialmente divertenti ancor oggi.
Lo stesso Arbasino, che non ha saputo adattarsi all'evoluzione dei tempi, è passato da una posizione di audacia a una posizione di bacchettonismo, arrivando ad attaccare i Gay Pride in quanto "ridicoli" (li ha definiti "l'orgoglio del sedere").
Già "nipotino di Gadda", amante della sperimentazione linguistica pirotecnica, Arbasino si è visto usurpare il posto dai pronipotini di Gadda, alla Aldo Busi, che giocano con la medesima pirotecnia, ma entrando nei dettagli anatomici espliciti dei loro accoppiamenti omosessuali.
Cosa al tempo stesso più democratica e (soprattutto) più vicina ai gusti massificati delle signore borghesi, che ne acquistano i libri per provare un fremito di trasgressione a buon mercato...
Nota: un saggio sulle opere a tema omosessuale di Alberto Arbasino appare ne L'eroe negato di Francesco Gnerre, alle pp. 347-367.