recensione diGiovanni Dall'Orto
Lingua perduta delle gru, La [1986]
Il libro parla del coming out e della ricerca dell'amore di un giovane omosessuale, e della parallela vicenda del padre, anch'egli omosessuale, nella New York degli anni Ottanta.
Appare anche un toccante personaggio di lesbica nera ripudiata dai genitori adottivi quando ha rivelato la sua "diversità".
L'omosessualità qui è onnipervasiva, eppure il tema del libro è, anche qui come in altri di Leavitt, la vita quotidiana, per quanto vista da un osservatore che guarda il mondo - per caso - dall'interno della realtà omosessuale.
La generazione gay descritta da Leavitt è quella che cerca la relazione d'amore, non il sesso fine a se stesso, e la scrittura esplora il sentimento, non l'Eros. La sessualità, al paragone di altri scrittori gay (come Edmund White), è infatti in secondo piano, ma non perché sia rimossa, bensì perché la sua importanza è data per scontata.
Il romanzo è pienamente maturo e di gradevolissima lettura (anche se la traduttrice, che non sa nulla del gergo gay Usa e lo traduce quindi a casaccio) merita la fucilazione).
Raccomandato.
Nota: dal libro è stato tratto un film, omonimo, che non mi risulta però sia entrato negli annali della cinematografia.