recensione diGiovanni Dall'Orto
Dove sono i cannibali [1958]. Quando la "doppia vita" era d'obbligo
Pare che gli omosessuali vivano particolarmente bene solo a Capri in ambienti chic e snob, e qui troviamo perciò in villeggiatura, fra altri variegati personaggi, anche Giorgio (che "ovviamente" di mestiere fa lo sceneggiatore cinematografico... proprio come Fabio Carpi!), che ha avuto in passato una relazione di quattro anni con Guglielmo, che riappare e gli propone di ricominciare.
Giorgio, vittima del conformismo, è un omosessuale che ha preferito la finzione: s'è legato a Meggie (la donna americana per cui ha abbandonato Guglielmo), che non ama e che non gli è nemmeno fedele, per coltivare una sua illusione di "normalità". Vorrebbe proseguire su questa strada, ma Guglielmo gli propone, a mo' di esca, di lavorare assieme alla realizzazione d'un film a cui Giorgio teneva molto. Giorgio rifiuta, ma si vede che il suo desiderio profondo è un altro...
Meggie, esasperata dall'indecisione dell'amante, lo sfida:
"Senti Giorgio, non vorrai continuare per tutta la vita a servirti di me come di un antidoto, spero? Cerca di capire...".
"Capisco" (...)
"Se hai paura del veleno", proseguì la donna continuando a cambiarsi d'abito con gesti calmi e attenti, "bisognerà che ti trovi qualcos'altro. Ma non è decoroso continuare a servirsi di me. Sai benissimo che ho sempre desiderato un'altra cosa.
"Che cosa?", mugolò lui staccandosi dalla finestra. (...)
"Ti dispiace se dico l'amore?" (pp. 76-77).
Giorgio decide a questo punto d'accettare l'offerta di Guglielmo.
Salvo poi cambiare di nuovo idea, spaventato dalla propria audacia, e sparire di colpo!
Meggie nel frattempo lo lascia per un aitante giovanotto dell'isola, Alfredo. Salvo stancarsi rapidamente di lui e liquidarlo con un assegno.
Il suicidio improvviso d'uno dei personaggi scuote Giorgio, spingendolo di nuovo verso Guglielmo. Il quale però, a sua volta esasperato (e non del tutto a torto) mostra la sua perfidia vendicandosi di lui, invitandolo a una triste e ridicola festicciola checchesca fra omosessuali (pp. 175-180) solo per comunicargli di averlo rimpiazzato.
La reazione di Giorgio? Sposare Meggie, rientrare nei ranghi, e rassegnarsi a una vita di finzione, anche affettiva. "Perché aveva imparato a mentire, e preferiva il sacrificio della menzogna all'egoismo presuntuoso della verità" (p. 196). Olé.
Da allusioni alle pp. 156 e 158 si comprende pure che Alfredo s'era prostituito a Terenzi, prima di sedurre Meggie.
Il romanzo è ben scritto, con buon mestiere, e va benissimo come lettura estiva da consumare tutta d'un fiato in un pomeriggio, magari in spiaggia. Tuttavia la sua ottica, che condanna l'omosessuale o all'infelicità e alla menzogna o alla "presunzione" alquanto ridicola, non è tale da renderlo simpatico anche oggi.
Inoltre in questa galleria di macchiette(l'architetto ex fascista, l'ebreo inglese, la ninfomane americana... il "pederasta" convertito... appunto) l'omosessualità conferiva al romanzo, nel 1958, un certo nonsoché d'audacia e "trasgressione" molto "moderna", che però oggi è ovviamente svanito.