recensione diGiovanni Dall'Orto
Fiori italiani. Vicenza nel periodo del fascismo
Breve "romanzo di formazione" (non a tematica gay), ambientato a Vicenza nel periodo del fascismo.
Alle pp. 35-36 Meneghello descrive due bambini, Adriani e Schiavo, compagni di classe del protagonista, S., palesemente pre-omosessuali e assolutamente effeminati (una sissy boy syndrome da manuale): "Adriani (...) funzionava esattamente come una donna: una donna degli anni trenta, che fosse cresciuta dentro a un bambino.
Oltre ai vezzi e ai tratti del corpo, o come si potrebbe dire il brutto velo, usava anche alcune potenti armi culturali, la conversazione di tipo mondano (che faceva da solo, come i grandissimi), e l'estro letterario.
Scriveva racconti modellati sulla Realtà romanzesca della "Domenica del Corriere", ingegnosi, subdoli, come oggi i romanzi dell'anno.
Aveva un senso spontaneo della pornografia alla moda che è raro nei vicentini. Un giorno disse a S. che in qualche parte del mondo era stato creato un costume da bagno composto solo di spaghi!
Lo disse con piccoli moti rotatori che partivano dalle anche e andavano a imprimere un mezzo giro ai capelli alla bebè: comunicava un forte senso di involvement personale, composto in parti uguali di scandalo e di piena adesione, come quello che si esprime nella domanda, quando cominciano gli stupri?
Forse se lo domandava davvero, ed è una vera fortuna che non rivelò a S. quella parola elettrica (fu G. D'Annunzio qualche anno dopo): chi può dire che cosa sarebbe successo?" (p. 36).
Alle pp. 94-95 la breve descrizione dell'insegnante di lettere, che "era scapolo, del tipo che allora ci si contentava di definire così; in seguito in tempi fiacchi e insieme facinorosi mi hanno detto che in città presero a chiamarlo più crudamente Cula" (p. 95).
S., quindicenne, per compiacerlo, traduce per lui la seconda ecloga di Virgilio, senza ben comprendere di cosa parlasse...