recensione diGiovanni Dall'Orto
Sic. Ghiribizzi fantastici d'un grande scrittore.
Lo spunto del romanzo è un po' fantascientifico: l'io narrante (che è un omosessuale) incontra, girando per Milano (città, per Santi, un po' esotica, se non "straniera"), alcune persone che portano nel loro corpo, come condanna, l'anima di un altro, un "morto vivente", o un trapassato reincarnato.
In questo modo ha l'opportunità di parlare con Oscar Wilde, con un ragazzo prostituto di Firenze, e con altre persone che rivelano la loro storia di angosce e malori umani.
Come al solito, il valore di questo libro di Santi, scritto in modo fluido e assai accattivante, non sta tanto nel dipanamento della trama, quanto nelle considerazioni umane che l'autore è capace di fare, e nella simpatia umana che sa comunicare.
L'omosessualità non ha però un ruolo centrale nella vicenda, pur essendo sempre presente in un angolo della mente dell'"io narrante".
Nota: un saggio monografico sulle opere a tema omosessuale di Santi appare ne L'eroe negato di Francesco Gnerre, alle pp. 189-212.
Una mia intervista a Santi del 1985 è in: La pagina strappata, Gruppo Abele, Torino 1987, pp. 49-65.