recensione diGiovanni Dall'Orto
Contro l'interpretazione [1964]. "Il" testo sul concetto di "camp"
Vedi il saggio "Note su camp", alle pp. 359-383 dell'edizione Mondadori, Milano 1987.
Si tratta della prima analisi che individua nell'arte e nello spettacolo (il cinema in testa) l'esistenza del camp, quel tipico atteggiamento (comune anche a molti omosessuali) di distacco ironico dalla realtà, la quale viene presa eccessivamente sul serio allo scopo di non prenderla sul serio.
La realtà, nel camp (parola che la Sontag trasse direttamente dal gergo della sottocultura omosessuale americana) diventa teatro, ed è sempre fra virgolette: una sedia è una "sedia" e una donna, una "donna".
Benché sembri a prima vista la stessa cosa del kitsch, il camp se ne differenzia per il fatto di essere intenzionale, cioè di godere intenzionalmente del trash, dell'eccesso, dell'esagerazione, gustandoli quasi fossero categorie estetiche a sé.
La natura "omosessuale" del camp è esplicitamente notata dalla Sontag alle pp. 380-381. A suo dire la visione camp è tipicamente omosessuale perché è ovvia per chi, per necessità sociale, vive la vita come recita, come eterno teatro. E chi vede lo spettacolo da dietro le quinte inevitabilmente non riesce più a prenderne sul serio la finzione.
In conclusione, un testo acutissimo, da leggere per meglio capire certi amori deliranti del mondo gay per certe produzioni trash, da Raffaella Carrà a Divine...
Nota: il testo italiano del saggio è online in formato .pdf e può essere scaricato qui.
Online c'è pure un'aspra critica, in chiave omosessuale, di questo scritto: Paul Vernell, Sour notes on camp, che accusa "Note su camp" di non essere né tanto "impressionante" né tantomeno tanto gay-friendly come fu giudicato quando apparve, nel 1964.