recensione diGiovanni Dall'Orto
Pantaloni d'oro, I
Discesa nella Torino omosessuale (notturna e diurna), con acclusa galleria di personaggi gay (dal nobiluomo al prostituto).
Il romanzo vorrebbe essere un esame ironico del mondo delle "sirene" (il richiamo alle Signore sirene di Giò Stajano, all'epoca, era evidente), e sceglie a questo scopo i toni del grottesco, anche un po' surreale.
Purtroppo però, secondo il mio parere, fra tutte le opere di Bona questa è la meno riuscita, perché qui viene meno quella misura e quel garbo nel porgere che altrove riesce invece a rendere interessanti, e talora anche credibili, scelte personali a volte discutibili.
Il problema, in questo caso, è che laddove il gioco avrebbe dovuto essere condotto con mano leggera, l'autore usa invece la mano pesante, non riuscendo ad occultare il fatto di provare scarsa simpatia per i suoi personaggi omosessuali. Ai quali sono palesemente preferite le figure di proletari eterosessuali molto virili... soprattutto se ben disposti a concedersi, anche se non necessariamente gratis. E quando questi ultimi vessano gli omosessuali, è ahimè palese a chi vadano le simpatie dell'autore: a loro, non alle vittime.
Le sirene appaiono quindi qui o come esseri masochistici, desiderosi d'essere rapinati, violentati e uccisi dai maschiacci e soldatacci di cui sopra, oppure come decadenti aristocratici ricchi e snervati, spleenetici al punto da non trovare di meglio da fare che suicidarsi all'Opera.
Il ritratto complessivo della realtà gay che ne esce è insomma sconsolante, e quella che doveva nelle intenzioni dell'autore essere una satira, finisce per essere uno schiaffo in viso.
Nonostante questo limite, l'opera avrebbe potuto salvarsi, dato che Bona scrive bene (le sue poesie sono particolarmente belle, e spiccano per originalità nel panorama gay italiano del dopoguerra), se qui non ci si fosse messo di mezzo pure un io narrante, che accresce il fastidio del lettore gay con un atteggiamento egocentrico (con punte narcisistiche, nonché pedanti), che non credo possa risultare simpatico a tutti...
Insomma, anche se questo romanzo non riesce a macchiare il valore dell'arte poetica di Bona, di sicuro non le aggiunge assolutamente nulla.
Da leggere solo per zelo, e portando pazienza per certi ritrattini di gay al limite della calunnia.
Nota: un saggio monografico sulle opere a tema omosessuale di Bona appare ne L'eroe negato di Francesco Gnerre, alle pp. 321-335.