recensione diGiovanni Dall'Orto
Uomo-femmina, L'. Un romanzo sul "terzo sesso" del 1899/1900
Raro e curioso romanzo scritto da un conoscente napoletano di Oscar Wilde: il proprietario della casa editrice "Partenopea".
Abientato a Parigi, mette in scena un giovanotto napoletano che conosce una ragazza bellissima, e un marchese inglese, esplicitamente omosessuale (il suo ritratto fisico e biografico ricorda parecchio quello di Alfred Douglas, conosciuto da Rocco durante il suo soggiorno napoletano nel 1897).
Per avere la donna il giovane deve far sì che il ricco marchese la sposi, ma per ottenere che egli la sposi deve diventarne l'amante. Dopodiché si divide fra la donna e l'"uomo-donna".
Col passar del tempo, però, il marchese lo affascina e lo innamora sempre più, finché la donna, ebbra di gelosia, ucciderà il marito e fuggirà.
Il comportamento del personaggio omosessuale è spiegato (anche attraverso un lungo flash-back sulla sua adolescenza) attraverso la tesi del terzo sesso, mettendo in rilievo la sua natura effeminata, anzi femminile: "Quel che mentiva in lui era la donna non l'uomo, essendo egli un'apparenza ed un'anima di donna nascosta nel corpo di un uomo: una donna non un uomo mancato" (p. 28).
Per la datazione e l'autore: il libro è stato pubblicizzato due volte in altri libri della "Partenopea": una volta come "imminente" (con autore "Arnaldo De Lisle") nel 1899, un'altra nel 1900 come pubblicato (e con autore Giuseppe Garibaldi Rocco). Nel testo inoltre si descrivono i funerali di Verlaine (avvenuti nel 1896).
Io ipotizzo che la rarità di questo romanzo si spieghi anche con un sequestro giudiziario.
Certamente questo il più curioso (ed esplicito) romanzo italiano dell'anteguerra sull'omosessualità.
Ne ho ripubblicato su mio sito un estratto, relativo alla scoperta dell'omosessualità da parte del protagonista nel periodo del collegio.
Il mio voto elevato al romanzo non dipende da qualità letterarie sublimi, ma al suo estremo interesse di documento.